Disabili in bicicletta, un’inclusività possibile

Andare in bicicletta è possibile davvero per tutti, anche per i diversamente abili. I nuovi modelli presenti sul mercato offrono soluzioni geniali e inaspettate

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Riccardo Asta

Giornalista smart mobility

Nato a Genova nel 1985, laureato in architettura ma con una formazione multidisciplinare. Da anni collabora con riviste specializzate trattando temi legati alla mobilità sostenibile e al mondo bici, occupandosi in particolare del segmento e-bike e di tutte le novità che lo riguardano

Andare in bicicletta è un’attività ritenuta piacevole dalla maggior parte delle persone, nonostante la fatica che ogni tanto inevitabilmente comporta. Ci sono studi che provano a spiegarne il motivo, ma sembra che il semplice gesto di guidare un veicolo con le proprie forze regali un senso di appagamento che si tende a ricercare. Le bici elettriche risultano molto indicate in questo senso, riuscendo a raggiungere più potenziali utenti tra cui soprattutto quelli con maggiori difficoltà a pedalare. Tra loro ci sono i portatori di handicap, un insieme eterogeneo di persone le cui problematiche richiedono spesso soluzioni progettate ad hoc. 
E’ infatti immediatamente chiaro quanto sia difficile andare incontro ad una simile varietà di esigenze dal momento che quasi per ognuna di esse è necessario creare modelli di bici specifici e destinati ad un mercato non sempre redditizio. 

 

Una bici come soluzione  

Piccole differenze fisiche possono richiedere telai enormemente diversi, che non si possono standardizzare. Stesso discorso per il funzionamento meccanico di pedalata, che va adeguato alla tipologia di utente e alla sua problematica. Le pedelec possono essere di estremo aiuto poiché permettono di combinare l’energia elettrica con quella umana in varie configurazioni che ne aumentano esponenzialmente le possibilità di utilizzo. 
Si prestano ad esempio per essere usate da chi soffre di alcuni disturbi legati alla mobilità come obesi ed anziani, ma anche a chi presenta vere e proprie disabilità fisiche. 
Ricordiamo poi che alcune situazioni spesso sono cronicizzate dai mezzi di trasporto che si è abituati ad usare, primo fra tutti l’automobile. Inoltre, ultranovantenni ancora alla guida possono diventare un pericolo molto serio per l’incolumità di tutti, ma è altrettanto vero che non consentire loro di muoversi crea un problema di abbandono umano legato all’incapacità di interagire socialmente. 
Ecco quindi che un’e-bike può dimostrarsi utile in certi casi, ovviamente guidata con coscienza e in sicurezza. Non per nulla esistono modelli di bici pensati per questo target d’età come quelli proposti da IslaBikes, un’azienda inglese che produce biciclette con delle caratteristiche pensate per agevolare l’uso da parte dei più anziani, quindi telaio ribassato, leggerezza e un certo tipo di ergonomia. 
Chi ha invece problemi di peso dovrebbe seriamente prendere in considerazione l’utilizzo dell’e-bike, la quale si sta guadagnando una certa fama anche come terapia ufficiale riconosciuta da enti sanitari. Da qualche anno a Portland, in Oregon, per la prima volta sono state prescritte uscite in e-bike come coadiuvante nelle cure di riduzione del peso.

Per i disabili e con i disabili  

Ma come dicevamo i benefici delle biciclette possono oggi essere estesi a fasce della popolazione una volta impensabili, come i portatori di handicap. Non sempre purtroppo ci sono le condizioni affinché si possano mettere alla guida, a volte è necessario l’ausilio di un accompagnatore. Sembra però trattarsi di un aspetto secondario, varie testimonianze di chi viene accompagnato confermano come un’uscita in bicicletta sia comunque percepita come assolutamente benefica. In altri casi è invece possibile per loro mettersi alla guida della bici, grazie a modelli studiati ad hoc. Se però tra normodotati variano solo alcuni parametri antropometrici quali altezza e lunghezza degli arti, i disabili presentano maggiori differenze, anche tra patologie simili; ecco perché la sfida progettuale è molto più complicata. Tuttavia, nemmeno la funzionalità ridotta dell’organo della vista è in grado di compromettere del tutto le uscite in bici: nel Regno Unito sono ad esempio nate iniziative che permettono anche agli ipovedenti di pedalare grazie a volontari addestrati che li guidano in sella a dei tandem. 

Vediamo dunque quali sono queste biciclette adatte per i disabili, dividendo tra modelli con e senza accompagnatore.

Quando serve l’accompagnatore 

I modelli di bicicletta nelle quali è previsto un accompagnatore sono probabilmente più numerosi di quelli senza. Questo perché la maggioranza delle patologie che causano disabilità non permette un uso degli arti compatibile con il funzionamento della bici. Recentemente però, come vedremo nel prossimo paragrafo, sono usciti modelli molto interessanti che permettono a chi è affetto ad esempio da nanismo o autismo di andare in bicicletta.
In questo paragrafo dedicato ai modelli con accompagnatore vedremo Ciclovespa, un interessante progetto tutto italiano, e i modelli di uno dei più noti marchi al mondo, l’olandese Vanraam, che nella sua scuderia contempla quasi tutte le varianti disponibili sul mercato di biciclette per disabili.

Ciclovespa 

CicloVespa è una bicicletta a pedalata assistita costruita in Italia formata da un telaio monoblocco ed un carrello per consentire alla carrozzella di salirvi accanto.  Un sistema di cinghie omologate permette di fissare saldamente il passeggero, mentre lo snodo brevettato tra telaio e carrello permette un’oscillazione bi-laterale che garantisce movimenti fluidi e uniformi.
Le caratteristiche e l’ingombro (198x98x100cm, rispettivamente lunghezza, altezza e profondità, per un peso di 52 kg) sono conformi alle direttive impartite dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Oltre al sistema di cinghie, Ciclovespa dispone di un impianto frenante estremamente affidabile che permette di avere una doppia potenza sulla ruota anteriore e di azionare, attraverso un’unica leva sul manubrio, i freni a disco sia sulla ruota posteriore che sul carrello. 

Vanraam 

Vanraam, casa produttrice olandese, crea modelli per persone disabili utilizzati in tutto il mondo. In Italia Aspassobike tratta i modelli di questa azienda offrendo quasi tutte le varianti disponibili, alcune anche personalizzabili. Sono presenti tandem, tandem affiancati, modelli che possono ospitare la carrozzella di lato o sul davanti, altri pensati per persone anziane e per bambini. 
Ovviamente non mancano le versioni assistite elettricamente. Il modello OPair ad esempio (3.645€ ca.) è una e-trike che dispone di uno spazio carrozzella tra le due ruote davanti, può essere regolata in diversi modi ed è possibile staccarla dal telaio mantenendo fisso il manubrio. 

I modelli guidabili

Veniamo adesso alle bici dove gli stessi disabili possono partecipare alla guida. Come detto precedentemente purtroppo è difficile coprire tutti i generi di patologie e le specificità di ogni individuo. Mai come in questo caso la pedalata assistita svolge un ruolo fondamentale e permette l’esistenza stessa di questi modelli che, con tutti i loro limiti, oggi consentono ad un buon numero di persone a ridotta capacità motoria di guidare una bicicletta. 

Scrambler RS 2022 

La Scrabler RS 2022 è un handbike elettrica a tre ruote pensata per diversi tipi di terreno tra cui il fuoristrada (con la dovuta prudenza). E’ allestibile con comandi per paraplegici e si possono configurare vari elementi come i supporti per le gambe e le sospensioni. Dispone di un motore OliEds Sport 85 Nm da 250watt per una velocità massima di 25kmH grazie ad una batteria singola da 540W, oppure  doppia da 540W+540W (swtichabile mediante selettore). Il telaio è in alluminio e misura 80x220x80 (larghezza, lunghezza, altezza), per una seduta di 40 cm di larghezza che può ospitare un pilota fino a 100 kg. Freni Magura, cambio a 11 velocità, ruote da 27,5” e pneumatici Maxxis completano un prodotto che sembra tra i più interessanti del suo genere. 

Joni e Cnoc Islabikes 

La già citata Islabikes sta per produrre biciclette per persone affette da nanismo, un’idea che stranamente non è mai venuta in mente a nessuno prima. Le difficoltà progettuali in realtà non sono poche, ad esempio per quanto riguarda i telai che devono essere molto ribassati e altrettanto resistenti visto che tutta la loro geometria cambia completamente. I due modellli proposti da Islabikes non sono a pedalata assistita e sono stati sviluppati in collaborazione con la Dwarf Sports Association (DSA) che si batte per rendere più accessibili sport e attività alle persone affette da acondroplasia. Joni (1075 € ca.) è la bici da 24” che si rivolge ad adulti con nanismo sproporzionato, mentre Cnoc (480 € ca.) da 20” è pensata per i bambini. Nonostante siano entrambi già ordinabili non si hanno molte informazioni in merito.

Orange Phase AD3 

Orange Phase AD3 è una moto elettrica con le sembianze di una mountain bike ed è pensata per persone paraplegiche. Saltano subito all’occhio le due ruote davanti montate su di un telaio classico e non ribassato che sembrano offrire un comfort estremo in termini di sospensioni. La seduta è dotata di una cintura di sicurezza e avvolge totalmente  il bacino del pilota. Progettata dall’ex ciclista Alex Desmond in collaborazione con la casa Orange Bikes, questo curioso veicolo ha una durata della batteria e un’autonomia che variano a seconda della configurazione scelta. La caratteristica interessante di Orange Phase ad3 è il suo rendersi del tutto simile ad una normale mtb, offrendo al pilota le medesime sensazioni. 

HugBike 

Quest’ultimo modello è uno tra i più particolari ed interessanti tra quelli visti fino adesso, visto che affronta il complicato argomento delle malattie mentali e dell’autismo. HugBike è una bici tandem disponibile in due varianti, una muscolare ed una a pedalata assistita, ed è dotata di due manubri, di cui uno enorme che serve ad abbracciare e proteggere il passeggero davanti. Quest’ultimo può attivamente collaborare alla pedalata ma, trattandosi di una bici destinata a persone con disturbi neurologici, il grosso manubrio aiuta a contenere i loro eventuali e bruschi movimenti mentre si trovano in sella. 

 

Permettere anche ai diversamente abili di andare in bici è molto importante, proprio come tutte le attività che consentono ad un disabile di aumentare la sua autonomia. Serve a creare un indispensabile senso di inclusione sociale che agisce sul benessere psicofisico e permette loro di percepirsi in una forma diversa. E senza scomodare Stephen Hawking sono tantissimi gli esempi di disabili che hanno raggiunto risultati importanti per la comunità.