Come abbiamo visto nelle ultime ore, il Parlamento Europeo ha deciso: ha votato sì e vieta quindi la vendita di auto dotate di tradizionale motore a combustione a partire dal 2035. Una decisione che per molti attori del settore è ancora troppo prematura, si teme che il mercato sarà penalizzato da questo cambio di rotta, e i consumatori disorientati.
Quello che lamenta in particolare Federauto, lo leggiamo nel suo comunicato stampa ufficiale rilasciato ieri, 9 giugno, è che serve maggiore realismo e sicuramente un periodo più adeguato per la transizione. Dopo il voto del Parlamento, dal 2035 usciranno di produzione le auto a benzina, diesel, GPL, metano e ibride. La proposta deve essere sottoposta ora all’esame dei governi dei vari stati. Il timore è quello di trovare internamente – e sicuramente sarà così – una consapevolezza maggiore delle difficoltà produttive, infrastrutturali ed economiche/sociali legate a questa impostazione radicale.
Si aprirà poi un tavolo di trattativa tra Consiglio europeo (espressione dei Governi), Commissione e Parlamento, che potrebbe portare a delle modifiche anche consistenti.
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Le parole di Federauto
Federauto sostiene, in linea di principio, gli obiettivi e le ambizioni politiche generali del pacchetto ‘Fit for 55’. Nonostante questo, è convinta che per raggiungere i traguardi climatici è necessario un approccio più realistico, che tenga conto degli interessi di tutti gli stakeholder e dei consumatori, basato su di un mix tecnologico che abbracci tutte le soluzioni tecnologicamente compatibili.
Secondo quanto dichiarato dalla Federazione Italiana Concessionari Auto, la decarbonizzazione del trasporto su strada non dovrebbe essere così dirompente, sia socialmente che economicamente. Tutti i nuovi avvenimenti che ci hanno compito, come la pandemia di Coronavirus e la guerra tra Russia e Ucraina, hanno aumentato le incertezze e le insicurezze. Come ben sappiamo purtroppo i prezzi delle materie prime e dell’energia sono in continuo aumento e la dipendenza da poche fonti di approvvigionamento mette tutta la filiera dell’automotive a rischio.
La transizione verso una mobilità completamente elettrica, è vero, può aiutare a diminuire le emissioni inquinanti, ma non solo, anche le importazioni di combustibili fossili a lungo termine. Purtroppo però c’è anche il rischio di creare nuove dipendenze da materie prime e batterie, mantenendo la creazione di valore al di fuori dell’Europa.
L’appello di Federauto in attesa della riunione del Consiglio dei Ministri Europeo
“Oggi le attività di vendita e di riparazione delle auto supportano tutte le nuove tecnologie per la riduzione delle emissioni di CO2, ma è comunque fondamentale andare avanti offrendo un certo periodo di transizione adeguato, che serve per preparare le nostre attività alle sfide imminenti e garantire così manutenzione e riparazione altamente qualificate per le auto di domani”, dichiara Federauto.
Per la Federazione l’intera catena del valore del settore automobilistico, concessionari compresi, sta affrontando delle sfide enormi per gestire con successo il processo di transizione e raggiungere gli obiettivi prefissati, ma è necessario tenere a mente che l’aumento delle vendite di auto a zero emissioni si può raggiungere solo nel caso in cui è disponibile un’ampia infrastruttura di stazioni di ricarica, e al momento ancora non è così. Molti potenziali clienti restano infatti dubbiosi e riluttanti, e questa realtà rimarrà tale finché non verrà implementata un’infrastruttura di ricarica diffusa. È un limite che deve essere superato, ormai ne parliamo da tempo.
Il Consiglio dei Ministri Europeo si riunirà il prossimo 28 giugno. Federauto rivolge un appello al Presidente Draghi e al Governo italiano: richiede il sostegno dell’Esecutivo e una revisione della decisione con un approccio più realistico e concreto, tenendo conto della posizione delicata della filiera automotive e delle gravi conseguenze che porterà al mercato interno e a tutta l’economia italiana.