Stop motori termici nel 2035: le parole di Giorgia Meloni

L’addio ai motori a combustione interna previsto per il 2035 non è ben accetto dal Governo Meloni, quali sono le ultime dichiarazioni

Il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, durante la conferenza stampa di fine anno ha dichiarato: “Non considero ragionevole la scadenza del 2035 per l’addio ai motori a combustione, ma profondamente lesiva del nostro sistema produttivo, c’è una convergenza traversale a livello nazionale e intendo usarla per porre la questione con forza”.

La posizione dell’Italia

Come sappiamo, l’Europa ha indicato il 2035 come anno di stop ai motori a combustione interna. In questi mesi abbiamo affrontato la questione diverse volte, per capire quale fosse la reale posizione dell’UE e del nostro Paese. Ora abbiamo una certezza: l’Italia non è d’accordo con l’addio definitivo ai motori termici.

Sappiamo bene che sia il Governo precedente che l’attuale non nutrono grande simpatia per la decisione dell’UE, legata al programma Fit for 55, altro piano di cui abbiamo parlato durante tutto il 2022.

Prima di sentire le parole della Premier Meloni, anche il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini aveva dichiarato – durante l’ultimo Consiglio UE – che la fine dei motori diesel e benzina fosse il risultato di un “integralismo pseudo-ambientalista”, e che “mettere fuori legge queste motorizzazioni dal 2035, chiedendo anche di passare all’Euro 7 dal 2025, non ha nessun senso economico, ambientale e sociale. Oltre a esserci il rischio di “lasciare in mezzo alla strada decine di migliaia di operai”.

Salvini non è mai stato d’accordo con la decisione presa dall’Europa, il timore è che il nostro Paese – ancora così lontano dall’elettrico – subisca “la dittatura cinese”, visto che la Cina è indubbiamente più avanti sull’elettrificazione e i maggiori attori del mercato automotive oggi temono l’invasione di auto elettriche cinesi, che andrebbe nuovamente a danneggiare la nostra economia.

Oltre a Salvini e Meloni, anche Giancarlo Giorgetti e Roberto Cingolani, del precedente Governo Draghi, avevano manifestato in più occasioni il loro dissenso. Secondo l’ex Ministro della Transizione Ecologica non aveva senso puntare tutto sull’elettrico.

Le preoccupazioni dell’Europa

Quello che fa riflettere è che anche la stessa UE ha dei dubbi riguardo lo stop ai motori termici nel 2035, e lo abbiamo visto nei mesi scorsi. In particolare è stato lo stesso Thierry Breton, commissario UE al Mercato interno e all’Industria, quindi proprio uno dei membri dell’organo che ha avanzato la proposta della nuova misura sull’elettrico (approvata da Consiglio e Parlamento UE) a esprimere preoccupazione.

Durante alcune interviste aveva fatto intendere che i forti dubbi derivavano dalle possibili conseguenze negative sui lavoratori del settore. Per questo motivo infatti aveva proposto la creazione di un Fondo comunitario e una revisione della disciplina già nel 2026, per riuscire a controllare i passaggi e lo sviluppo della transizione energetica.

Il ruolo dell’ACI

Angelo Sticchi Damiani, presidente ACI, in una nota rivolge “un plauso al coraggio e alla chiarezza del premier Giorgia Meloni, che afferma con nettezza una verità ormai diventata verificabile da chiunque. Ovvero, che la messa al bando delle vetture endotermiche nel 2035 appaia una scelta davvero poco sensata. Già dal 2019, durante l’annuale Conferenza nazionale del traffico, l’Automobile Club d’Italia aveva lanciato lo stesso monito, più volte ribadito in questi anni e in tutte le occasioni e sedi possibili. Ci sono adesso le condizioni di scenario per poter ragionare e rivedere finalmente quella scadenza e le politiche che l’hanno generata, pur mantenendo l’obiettivo della riduzione delle emissioni climalteranti e del raggiungimento della massima sostenibilità ambientale, nell’interesse non solo del comparto automotive nazionale ma anche dei cittadini italiani”.