
Le epoche cambiano così come l’economia e anche le cose che pensavamo fossero immutabili, tipo la cara e vecchia Fiat, si trasformano: il marchio come l’abbiamo conosciuto non esiste più.
La Fabbrica Italiana Automobili Torino è ormai il passato. L'azienda guidata dalla mente dell'avvocato Gianni Agnelli viene ora sostituita dal nuovo. Così la storica sede di Via Nizza 250 a Torino, che ospitava gli uffici dell'Avvocato e di Sergio Marchionne, è stata appena venduta.
Il quartier generale che ha visto avvicendarsi le storie di auto e di politica, chiude i battenti. L'ampia palazzina, la seconda sede Fiat dopo quella di Corso Marconi, occupava uno spazio di 20.000 metri quadri. La mossa degli olandesi di Stellantis rappresenta la simbolica fine della Fiat, confluita nella nuova società. Stellantis l'ha venduto tramite una sorta di bando pubblico, in quanto l'edificio essendo parte del comprensorio del Lingotto è vincolato dalla Soprintendenza dei beni architettonici.
Il perché di questa scelta è presto detto: gli ordini non partono più da Torino e quindi tutta la struttura è rimasta inutilizzata. Un vero peccato per lo stabile che venne completato nel 1926 al cui interno sorgevano la direzione, l'amministrazione e la mensa Fiat, più altri servizi. Già nel 2014 c'è stato un primo distacco con il palazzo: la sede legale venne trasferita in Olanda in seguito all'acquisto della Chrysler e dalla conseguente nascita di Fca. In quel momento anche il nome cambiò diventando Fca-Fiat Chrysler Automobiles. Tuttavia in via Nizza rimase l'ufficio di John Elkann, che confermava di restare alla guida di FCA, a rappresentare un'ultima roccaforte del passato dell'auto italiana.
È nel 2020 che la fortezza è stata definitivamente espugnata: 300 dipendenti sono stati collocati altrove e il complesso di Torino venduto. Carlos Tavares, CEO di Stellantis che ha da poco annunciato la nuova sede della Gigafactory, ha preso possesso dell'edificio e con esso la decisione di cedere anni di vissuto e racconti italiani. Gli unici stabilimenti che rimarranno nel territorio torinese saranno quelli di Mirafiori e Grugliasco, per il resto bisognerà affidarsi alla memoria dei nonni, dei genitori o ai libri di storia.
Triste realtà per un marchio che affonda le sue radici nel territorio, fortemente voluto e guidato da chi credeva nelle realtà industriali nazionali e in seguito anche nell'apertura internazionale. Il cartello della vendita dello stabile annuncia che un'era è definitivamente terminata, che nel mondo del futuro e della globalizzazione non c'è posto per i ricordi né per le storie (in particolare quelle della Fiat) che i muri della palazzina di via Nizza trasudano.