Niente hypercar elettriche cinesi: l’Emilia Romagna dice no

Solo tante promesse, ma nulla di fatto: la joint venture Silk-Faw avrebbe dovuto costruire lo stabilimento in Emilia Romagna, ma per ora è tutto bloccato

Abbiamo già avuto modo di affrontare questo argomento alcuni mesi fa, l’Europa e gli Stati Uniti temono l’invasione delle auto elettriche cinesi e per questo motivo vorrebbero rendersi indipendenti nella produzione di veicoli a batteria, riducendo anche il costo delle vetture stesse.

La dipendenza dalla Cina per svariate ragioni è molto forte oggi, per questo serve capire quale sia la ricetta per risolvere la questione che preoccupa gli attori del mercato. Intanto possiamo dire che c’è una Regione italiana che ha allontanato la Cina.

Stiamo parlando dell’Emilia Romagna, che ha deciso di revocare il contributo di 4.5 milioni di euro promesso alla Silk-Faw. Facciamo un passo indietro e spieghiamo meglio che cosa sta succedendo nella terra dei motori italiana.

Silk-Faw: salta tutto

Si tratta della joint venture sino-americana nata per la produzione di hypercar elettriche sportive di lusso, che avrebbe dovuto creare la sua sede a Gavassa di Reggio Emilia, con un polo produttivo di grandi dimensioni.

La Regione ha però deciso di revocare il contributo e anche di pensare alla risoluzione dell’accordo preesistente, che mirava proprio alla realizzazione dello stabilimento. La Giunta regionale, con una determina dirigenziale firmata dal responsabile di settore Adriano Gilli il 7 marzo scorso (si tratta di un atto ufficiale che viene pubblicato sul sito della Regione) ha deciso di “cambiare idea”.

Il progetto

Il progetto era stato presentato esattamente due anni fa, nel mese di febbraio 2021. In quell’occasione era stata proprio la joint venture Silk-Faw ad annunciare un investimento pari a un miliardo di euro per la realizzazione dell’impianto.

La Regione Emilia Romagna, con il documento di cui sopra, “prende atto della volontà di Silk Sports Car Company srl (già Silk-Faw Automotive Group Italy srl) espresso il 22 febbraio 2023 di rinunciare all’accordo regionale di insediamento e sviluppo sottoscritto in data 27 aprile 2022”. Il patto era quindi stato firmato poco più di un anno dopo la presentazione del progetto, ma oggi è stato annullato.

La Regione ha di fatto ritirato i fondi che la società si era aggiudicata attraverso un bando del 2021 “per l’attrazione degli investimenti in Emilia Romagna”. Questi finanziamenti erano rimasti comunque bloccati, mai elargiti, perché erano legati a un impegno di spesa dalla Silk-Faw, pari a 11 milioni, che però non si è mai verificato.

L’azienda infatti pare aver fatto solo un sacco di promesse, che però non ha mai mantenuto. Un anno e mezzo fa parlava della volontà di investire appunto un miliardo di euro nel progetto e di assumere all’incirca ben 5.000 dipendenti, ma ad oggi nulla di fatto.

E anzi: la joint venture non ha nemmeno mai comprato il terreno su cui avrebbe dovuto sorgere lo stabilimento produttivo. È questo il motivo per cui è possibile anche leggere nel testo della determina dirigenziale della Regione Emilia Romagna che “come risulta dalla contabilità regionale, non sono stati disposti pagamenti a favore della società e pertanto si prende atto che non si debbano avviare le procedure di recupero di importi erogati e non spettanti”.

C’è poco da aggiungere, le risorse disimpegnate tornano quindi alla Regione, in piena disponibilità dell’Ente. La Silk-Faw ha la possibilità di ricorrere al giudice ordinario nei termici di legge, se mai lo vorrà. Anche se la Regione, con quest’ultima decisione, ha messo fine a un progetto che non è nemmeno mai cominciato.