
L’Europa e gli Stati Uniti temono l’invasione delle auto elettriche cinesi e per questo motivo vorrebbero rendersi indipendenti nella produzione di veicoli a batteria, riducendo anche il costo delle vetture stesse. La dipendenza dalla Cina per svariate ragioni è molto forte oggi, per questo serve capire quale sia la ricetta per risolvere la questione che preoccupa gli attori del mercato.
Secondo un rapporto elaborato da Goldman Sachs e ripreso dal Financial Times (lo leggiamo su Gazzetta) è possibile uscirne, sì, ma chiaramente serve un piano di investimenti molto importante, oltre alla volontà di attuare delle politiche protezionistiche sia in Europa che in America.
La Cina domina la scena
In questo momento il ruolo della Cina sul mercato delle auto elettriche è primario, quasi il 75% delle batterie mondiali sono prodotte infatti nel Paese asiatico, e il dominio cinese è alto anche nel settore delle materie prime e delle componenti. Per questo la missione è tutt’altro che semplice.
Secondo quanto è possibile leggere all’interno del rapporto di Goldman Sachs, se Bruxelles e Washington passassero al protezionismo e le aziende del settore tecnologico investissero ingenti somme, sarebbe già il primo grande passo verso la libertà dell'occidente dalla sua dipendenza dalla Cina; secondo le previsioni – a conti fatti – servirebbero 7 anni.
Per poter disporre di una catena di approvvigionamento indipendente, serve un investimento massiccio, pari a 78,2 miliardi di dollari per il settore delle batterie, altri 60,4 miliardi di dollari per le componenti e 13,5 per l'estrazione di litio, nichel e cobalto. Senza dimenticare che sono necessari 12,1 miliardi di dollari per la raffinazione dei suddetti materiali. Si tratta di circa 164 miliardi di dollari (159 miliardi di euro).
Che cosa fa l’America
Visti i numeri, è facile comprendere quanto le sole aziende private siano impossibilitate ad affrontare investimenti di questo tipo. Per questo diventano molto importanti le scelte strategiche dell’UE e degli USA, che devono chiaramente sostenere il passaggio alla mobilità elettrica con nuove politiche, come quella degli incentivi pubblici.
C’è da dire però che in America, il piano Inflation Reduction Act garantisce fino a 7.500 dollari di bonus per veicoli elettrici prodotti in USA o in altri Paesi con cui Washington ha un trattato di libero scambio. In Europa politiche simili non sono ancora state nemmeno pensate, nonostante l'invasione di auto cinesi. E non è tutto, perché una percentuale dei minerali contenuti nelle batterie deve rispettare gli stessi requisiti. Le auto prodotte in Cina o che usano minerali cinesi sono assolutamente escluse dal bonus.
Nel rapporto di Goldman Sachs viene indicata una soluzione per quanto riguarda le batterie, un argomento che tocca parecchio il settore automobilistico. La strategia vincente che appare nello studio mira alla combinazione tra misure protezionistiche e materiali alternativi, che hanno bisogno di una minor quantità di minerali critici dalla Cina, ma anche al riciclo delle batterie, tutte azioni che ridurrebbero la domanda di litio e nichel. Ci sono molte realtà del settore, non cinesi, che al momento lavorano alla realizzazione di batterie agli ioni di sodio in alternativa al litio, batterie allo stato solido e Lfp, se ne parla in realtà da un po’.
Non per l’ultimo, c’è da ricordare che anche l’impatto ambientale deve essere preso in considerazione, visto che siamo stati tutti ben contenti sinora di affidare alla Cina l'estrazione di minerali e la lavorazione di materiali che purtroppo necessitano di sostanze chimiche molto tossiche e i loro rifiuti. È per questo che le considerazioni da fare sono davvero molte.