Guerra in Ucraina, l’Europa blocca le esportazioni di moto
Guerra in Ucraina, l’Europa blocca le esportazioni di moto
L'Unione Europea ha attuato il quarto pacchetto di sanzioni verso la Russia
20 Marzo 2022 07:30
Divieto di esportare moto in Russia
Il Consiglio dell’Unione Europea vara il quarto pacchetto delle sanzioni economiche emesse ai danni della Russia a causa dell’invasione in Ucraina. Tra gli asset colpiti, il divieto per le imprese europee di effettuare transazioni con imprese statali russe e restrizioni alle esportazioni di tecnologie e beni per l’industria energetica, per la difesa e per la sicurezza. Non è tutto, ha deciso di bloccare anche le esportazioni di beni di lusso dal Vecchio Continente. Tra questi rientrano anche le moto, considerate tali come sigari, profumi, oggetti di abbigliamento, vini pregiati, gioielli e device elettronici.
Registrati per continuare a leggere GRATIS questo contenuto
Hai già un profilo su Virgilio Motori?
Vietate le esportazioni anche dei pezzi di ricambio per moto
Lo scorso 15 marzo, nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea è stato pubblicato il nuovo regolamento entrato immediatamente in vigore. Per quanto riguarda le moto, sono vietate le esportazioni verso il Paese guidato da Vladimir Putin di prodotti superiori a 5.000 euro, inclusi pezzi di ricambio e accessori. Nella voce "moto" rientrano anche sidecar, ciclomotori, biciclette con motore installato (le comuni e-bike). La proibizione è estesa a tutti i veicoli per i trasporti marittimi, aerei e terrestri di valore oltre i 50.000 euro, esclusi i mezzi di soccorso.
Gli interventi di Bruxelles vanno sul binario parallelo delle misure già prese in carico da diversi costruttori al fine di bloccare le esportazioni verso il territorio autore dell'operazione speciale bellica. Ducati, Yamaha, Harley-Davidson, Indian Motorcycle, Honda e Polaris hanno fatto da apripista, seguiti dalla tedesca BMW che ha bloccato l'ingresso della propria gamma di motociclette, mentre Bridgestone non solo ha fermato le esportazioni, ma è andato oltre, interrompendo la produzione negli stabilimenti moscoviti.
Bridgestone interrompe le attività in Russia
Il colosso della produzione di pneumatici Bridgestone, infatti, adotta il provvedimento di blocco totale dell'attività manifatturiera in Russia a partire dal 18 marzo, sino a nuovo ordine. L'azienda nipponica, comunque, ha deciso di non optare per i licenziamenti dei suoi mille operai della sede di Ulyanovsk continuando, comunque, a versare regolarmente gli stipendi mensili.
Nel comunicato aziendale, si legge che Bridgestone è rimasta "profondamente colpita dalla guerra in Ucraina e dall’impatto che ha avuto su molte persone innocenti, compresi i nostri dipendenti e partner commerciali. Bridgestone condanna ogni forma di violenza nella speranza che la pace possa essere ristabilita rapidamente. La nostra principale preoccupazione in questo contesto di crisi rimane la sicurezza dei nostri dipendenti e delle loro famiglie. Bridgestone ha valutato attentamente le possibili conseguenze di questa difficile situazione. L’azienda ha quindi deciso di sospendere tutte le attività produttive in Russia, fino a nuovo avviso, congelando anche eventuali nuovi investimenti. Con l'evolversi della situazione, la direzione globale e regionale di Bridgestone continuerà a monitorare da vicino la situazione e ad adattare flessibilmente i propri piani in caso di necessità. L’aspettativa è che la produzione manifatturiera al di fuori della Russia rimarrà stabile nelle prossime settimane".
Bridgestone, infine, annuncia di aver effettuato diverse donazioni benefiche per "sostenere i rifugiati dall'Ucraina, versando 1 milione di euro alla Croce Rossa. 2,5 milioni di euro sono stati donati all'Unhcr (Office of the United Nations High Commissioner for Refugees). L’azienda continuerà a valutare ulteriori iniziative per contribuire ad alleviare la crisi umanitaria".