Ne abbiamo parlato tante volte, purtroppo il comparto auto è in seria difficoltà e questa situazione ormai va avanti da più di due anni. Esattamente dal mese di marzo 2020 quando, con lo scoppio della pandemia di Coronavirus e l’inizio del lockdown e la conseguente chiusura di tutte le attività commerciali non essenziali, ci siamo ritrovati tutti chiusi in casa, spaesati.
C’era chi non poteva nemmeno recarsi al lavoro, molti negozi e aziende infatti erano chiusi per contenere i contagi; le tasche degli italiani hanno iniziato gradualmente a risentirne (c’è chi il suo lavoro l’ha proprio perso purtroppo) e sicuramente la priorità non era comprare una macchina nuova. Il settore dell’automotive si è così bloccato totalmente, arrivando a raggiungere cifre drammatiche per quanto riguarda le immatricolazioni. Si sono susseguiti poi purtroppo vari altri episodi che hanno contribuito ad aggravare la situazione, in parte salvata dall’allentamento graduale delle misure restrittive per il Covid e in parte dagli eco-incentivi varati dal Governo per l’acquisto di auto (previsti anche per il 2022). Oggi si è aggiunta anche la guerra tra la Russia e l’Ucraina a sconvolgere gli equilibri mondiali, e ancora una volta il comparto auto ne risente.
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Transizione energetica bloccata: le responsabilità del conflitto
Dopo il Covid, la crisi dei semiconduttori (che sta portando ad un enorme ritardo nella produzione – e quindi nella consegna – di nuove auto), l’impennata dei prezzi della benzina e del diesel – che pesa molto sulle tasche degli italiani, già colpiti dal caro bollette – oggi il comparto automotive rischia grosso ancora, a causa della guerra tra Russia e Ucraina.
La situazione geopolitica dell’est Europa purtroppo compromette gli equilibri già molto instabili. Gli esperti evidenziano quanto oggi la transizione energetica possa risentire del conflitto. Il passaggio a una mobilità completamente green infatti può essere ostacolato dal fatto che l’industria europea dipenda molto dalla Russia e dall’Ucraina: il neon, il palladio e l’alluminio, provengono appunto proprio dai due Paesi in guerra.
Mobilità green: gli obiettivi dell’Unione Europea
La Commissione Europea mira ad un ambizioso obiettivo, ovvero quello di raggiungere la quota di 30 milioni di veicoli circolanti a zero emissioni entro il 2030. Oggi però il rischio di non raggiungerlo è alto, nonostante il Chips Act (un provvedimento che è stato annunciato poche settimane fa e che prevede investimenti pubblici e privati per 15 miliardi in tutto entro il 2030, che andrebbero a sommarsi agli oltre 30 miliardi che l’UE ha già stanziato).
Come abbiamo letto sull’ANSA, Giorgio Barbieri, senior partner di Deloitte e North &South Europe Automotive Leader, ha dichiarato: “Dal punto di vista delle istituzioni europee, la strategia di lungo periodo è incentrata sull’auto elettrica come chiave di volta per centrare il target di 30 milioni di veicoli a zero emissioni in circolazione entro il 2030. Per i regolatori non è dunque più una questione di quando bensì di come raggiungere questi obiettivi, che però furono delineati ben prima dell’attuale guerra e di tutte le conseguenze di lungo termine dovute alla pandemia. Sarà importante quindi che le istituzioni mantengano un approccio volto a promuovere tutte le tecnologie green. Altrettanto importante sarà il supporto economico che l’Europa metterà in campo per le imprese”.