Federauto: stop auto benzina, la decisione favorisce la Cina

Il Parlamento Europeo ha deciso di eliminare le auto a diesel e benzina dal 2035, secondo Federauto questa decisione favorisce i competitors esterni

La decisione presa dal Parlamento Europeo, che dal 2035 dice stop alla commercializzazione dei veicoli endotermici, viene definita dagli esperti del settore (Federauto tra questi) irrazionale, perché favorisce i competitors esterni all’Europa.

L’approvazione dell’UE e il parere di Federauto

Il nuovo progetto dell’Europa rientra nell’ambito del pacchetto ‘Fitfor55’: è arrivata l’approvazione finale, come ben sappiamo, del divieto di vendita di autovetture e veicoli commerciali leggeri endotermici a partire dal 2035 all’interno dell’UE. Ora manca solo il passaggio formale in Consiglio Europeo e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Il presidente di Federauto, Adolfo De Stefani Cosentino, ha dichiarato: “Pur condividendo l’obiettivo di azzerare le emissioni dei veicoli, restiamo convinti che l’arco temporale previsto e dunque un’interruzione così brusca della produzione e commercializzazione di veicoli a combustione interna metterà a rischio non solo la competitività delle imprese italiane ed europee in un settore strategico dell’economia ma soprattutto decine migliaia di posti di lavoro in tutta Europa, a vantaggio dei competitors internazionali, principalmente cinesi, i quali hanno anche la leadership tecnologica sulle batterie che alimentano i veicoli a zero emissioni”. Il duplice pericolo di cui abbiamo già parlato in differenti occasioni: l’invasione delle auto cinesi in Europa e troppi lavoratori che rischiano di rimanere disoccupati.

Secondo il presidente di Federauto, “è evidente che l’abbandono del diesel e benzina in un così breve lasso di tempo non andrà a vantaggio né dell’industria, né delle imprese dell’indotto distributivo e di assistenza post-vendita dei veicoli, né dei consumatori italiani ed europei che già stanno sopportando un aumento dei prezzi consistente. Solo un approccio più graduale e pragmatico ma soprattutto meno ideologico, verso la rivoluzione elettrica, fondato su un mix di tecnologie neutrali consentirebbe di raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione dei trasporti su strada di merci e persone, in maniera sostenibile ed efficace”.

Il presidente esprime la speranza che “l’individuazione nel 2025 della metodologia per valutare i dati sulle emissioni di CO2 lungo l’intero ciclo di vita di autovetture e commerciali leggeri e le successive valutazioni nel 2026 possano aprire gli occhi sull’assurdità di tale decisione, lasciando la porta aperta anche ai motori ibridi e ai biocarburanti”.

Riduzione delle emissioni: i nuovi obiettivi proposti dalla Commissione Europea

C’è un altro tema molto caldo e attuale in Europa, ovvero quello relativo ai nuovi obiettivi proposti dalla Commissione Europea per diminuire le emissioni da CO2 degli “heavy duty”. Anche su questo argomento Federauto ha deciso di esprimersi; con delega ai Trucks&Van, Massimo Artusi, vicepresidente, ha dichiarato: “La netta presa di posizione della AECDR (Alleanza europea dei concessionari di veicoli), a cui Federauto appartiene, contribuendo a elaborarne le posizioni, esprime tutta la preoccupazione della filiera distributiva per la proposta avanzata dalla Commissione Europea di ridurre le emissioni dei veicoli pesanti del 90% entro il 2040”.

Secondo quanto dichiarato da Artusi: “La posizione della Commissione continua a puntare sull’elettrico anche per i veicoli pesanti, in nome di una lotta alle emissioni di climalteranti che la stessa Commissione vanifica, usando come criterio di valutazione le emissioni allo scarico (TTW) e non considerando in questo modo il danno ambientale procurato dalla produzione dell’energia elettrica impiegata dai veicoli, ignorando nel contempo il costo ambientale di produzione degli accumulatori”.

Secondo il vicepresidente di Federauto, proprio da qui scaturisce “la sottovalutazione dei carburanti biologici (Eni ha appena introdotto il suo biodiesel) ai quali la Commissione offre solo una timida apertura – mentre dovrebbe considerarli prioritari se l’obiettivo strategico è la decarbonizzazione. Va, infatti, considerata che una transizione troppo repentina è insostenibile sul piano socio-economico e che la soluzione dell’idrogeno verde è ancora lontana”.

Come anche noi possiamo evincere, si tratta di una realtà che è dotto gli occhi di tutti e che non dovrebbe essere ignorata. Secondo Artusi: “L’accanimento della politica europea sul tema dei trasporti è del tutto inspiegabile alla luce degli stessi dati usati dalla Commissione, dalla cui lettura emerge che i veicoli commerciali HDV contribuiscono solo per il 12% alla produzione di GHG dell’intero settore trasporti, nonostante utilizzi un terzo delle risorse energetiche, e al 6% nel totale delle emissioni su scala europea”.