
Il “problema” dell’invasione di auto elettriche cinesi è una tematica che ormai affrontiamo da mesi, se non anni. Motivo per il quale la Commissione Europea ha avviato una grande novità, annunciando che verrà aperta un’indagine anti-dumping contro le auto elettriche cinesi che arrivano nel nostro continente.
I sospetti
Innanzitutto definiamo come dumping la vendita in perdita che viene scelta per mettere in difficoltà i concorrenti. Secondo l’Europa, la Cina purtroppo è accusata di esercitare questa pratica sulle importazioni in Europa di auto elettriche.
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato l’avvio di questa indagine importante durante il discorso sullo Stato dell'Unione. Una scelta che arriva dopo mesi di importazioni pesantemente accelerate.
Resta quindi da capire il perché. Il pericolo di “essere relegati a importatori netti di veicoli elettrici o pannelli solari, sostituendo così la nostra dipendenza dai combustibili fossili con una dipendenza industriale e tecnologica” era già stato dichiarato da parte del Commissario francese al mercato interno, Thierry Breton.
I fatti sono tutt’altro che rasserenanti, anzi: la Cina lo scorso anno ha superato la Germania e si è così aggiudicata la “nomina” di secondo esportatore di auto al mondo. Secondo Breton “nel 2016 abbiamo importato 74.000 automobili dalla Cina, un contingente salito a 200.000 nel 2020 e a più di 500.000 nel 2022: la metà di queste sono elettriche”.
La preoccupazione poi sale ulteriormente, se pensiamo anche alla possibilità di produrre auto cinesi in Europa. La presidente von der Leyen, davanti al Parlamento Europeo, si è così espressa: “I mercati globali sono invasi da auto elettriche cinesi particolarmente economiche. Il loro prezzo è tenuto artificialmente basso da enormi sussidi statali e questa provoca distorsioni di mercato. Oggi voglio annunciare che la Commissione Europea sta avviando un’indagine anti-sovvenzioni sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina. L’Europa è aperta alla concorrenza, non a una corsa al ribasso”.
Cosa pensano Governi e Case auto
Secondo il Governo francese, ed è uno dei motivi per il quale l’Europa ha deciso di avviare l’indagine, i produttori cinesi di auto elettriche praticano dei prezzi troppo bassi, volti esclusivamente a conquistare il mercato europeo.
E per il Ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, riescono a farlo perché supportati da sussidi statali e per la totale assenza di standard ambientali e sociali per stabilimenti e manodopera.
Anche il CEO di Renault ha detto la sua, dichiarando che: “L'Europa, negli ultimi decenni, ha praticamente abbandonato la chimica mentre i competitor cinesi hanno grandi capacità anche nella raffinazione delle materie prime per le batterie: oggi hanno in mano l’80-90% dei materiali, dalle materie prime ai semilavorati. Cina e USA, poi, sovvenzionano progetti industriali, mentre in Europa si sostengono solo quelli legati all’innovazione. Questo è un handicap che si somma al costo dell'energia, che in Europa è il doppio di quello cinese e tre o quattro volte di quello statunitense”.
Gli altri Paesi però hanno paura di una sorta di guerra commerciale con la Cina: la diplomazia tedesca non vuole andare incontro a ritorsioni, giusto per fare un esempio. C’è da dire che il Gruppo Volkswagen ha più di 40 siti produttivi in Cina, perciò la posta in gioco è troppo alta per la Germania.
Anche BMW si è allargata intanto in Cina, negli anni, e pure Tesla – lo sappiamo bene – non è da meno, visto che tantissime delle sue vetture che vengono poi vendute sul mercato europeo provengono dal sito produttivo cinese situato a Shanghai.
Annalena Baerbock, leader dei Verdi tedeschi e ministra degli Esteri, ha fatto deciso così di rispondere al cancelliere Olaf Scholz, che al Salone di Monaco aveva lodato il settore automotive tedesco dichiarando: “Non conosco quasi nessun altro luogo al mondo che disponga di un tale know-how nella produzione automobilistica, una tale densità di fornitori e di piccole e medie industrie leader sul mercato mondiale, e tanta ricerca applicata nel campo della automobili come la Germania”. La Baerbock pensa che l'industria automobilistica debba arrivare a diminuire drasticamente “la dipendenza dai singoli mercati”, e si riferisce chiaramente al settore automotive del suo Paese, che vende quasi un terzo delle vetture in Cina e dipende dai fornitori cinesi per una grandissima quantità di materiali e componenti, come le batterie.
Secondo la Baerbock infatti bisognerebbe imparare dagli errori del passato e oggi “diminuire la dipendenza dai singoli mercati e diventare leader nella mobilità a impatto climatico zero. Per la Germania, Paese nel quale l'industria automobilistica rappresenta gran parte della creazione di valore, non si tratta solo di una questione economica, ma anche di sicurezza nazionale”.
D’altro canto, oggi la Cina rappresenta praticamente il mercato più importante al mondo per le vetture elettriche. Solo lo scorso anno infatti il 60% delle auto a batteria è stato venduto proprio nel Paese del Dragone.
Più della metà delle auto elettriche che circolano oggi nel mondo - secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA) - sono in Cina. E a proposito di analisi dei dati, Jato Dynamics ha dichiarato che il prezzo medio di un veicolo elettrico in Cina nel primo semestre del 2022 è stato di 31.829 euro, rispetto ai 55.821 euro dell’Europa e ai 63.864 euro negli Stati Uniti. La Cina ha successo quindi perché produce auto elettriche che possono permettersi tutti.
Ma facciamoci qualche domanda: quanto costano le materie prime necessarie alla produzione di auto in Cina? E come sono le condizioni di lavoro negli stabilimenti cinesi, rispetto a quelle dei lavoratori europei? Cambia tutto.