Clamorosa truffa al car sharing: cosa facevano

L’indagine che era in corso da due anni si è finalmente conclusa, tante le persone coinvolte e imputate: che cosa è successo

Apriamo l’articolo spiegando, per chi ancora non lo sa, che cos’è Enjoy, la società di car sharing famosa in tutta Italia. Si tratta di un marchio di Eni Smart Consumer S.p.A., società del Gruppo Eni, che offre servizi di auto condivisa (mobilità urbana) in alcune città italiane.

L’azienda si serve di Fiat 500 che vengono fornite da Leasys e Ald Automotive, vetture che sono dotate di allestimenti speciali. Di cosa si occupa? Offre un noleggio che va da destinazione a destinazione con pagamento della tariffa al minuto e agevolazioni per periodi di noleggio prolungati. In genere non è prevista alcuna interazione con il personale di Enjoy (solo in casi eccezionali tra cui danni, malfunzionamenti o sinistri). Il noleggio è effettuato direttamente dagli utenti, che usano l’app specifica del servizio, disponibile per ogni smartphone.

La truffa

Ma che cosa è successo in questi giorni? È stato scoperto un giro di account falsi proprio per il noleggio di queste vetture in car sharing, quelle della flotta Enjoy, anche da parte di minorenni.

Sono serviti ben quasi due anni di indagini però, e oggi finalmente la Procura di Milano è riuscita a concludere il tutto, con ben 80 capi di imputazione e 70 indagati per truffa e sostituzione di persona. Una ricerca formidabile, condotta dal Nucleo Crimini Informatici e Telematici della Polizia locale in collaborazione con l’ufficio Security di Eni. Il pm Milda Milli e il procuratore aggiunto Eugenio Fusco hanno coordinato l’indagine, che è iniziata durante la notte di Capodanno del 2020. Quella sera gli agenti di piazza Beccaria erano stati chiamati per fare dei rilievi per un sinistro stradale, non grave, in cui era coinvolta una Fiat 500 che aveva colpito e danneggiato delle vetture in sosta.

Il caso

In quella circostanza, sia il conducente che i passeggeri erano scappati e avevano lasciato l’auto in mezzo alla strada. Per questo motivo gli investigatori si erano ovviamente insospettiti, e quindi avevano iniziato a fare diversi accertamenti. Già dalle prime indagini avevano scoperto che l’account usato per noleggiare l’auto in car sharing era falso: infatti i “furbetti” lo avevano creato servendosi dei dati anagrafici di una persona che in realtà era all’oscuro dei fatti.

Ed ecco che, grazie alle verifiche e alle ricerche, gli agenti sono riusciti a risalire al ragazzo italiano di origine nordafricana, che non ha creato un solo profilo fake, usandolo, ma ne aveva già creati circa 220 differenti per il servizio di car sharing. Ed è così che le Forze dell’Ordine, risalite al meccanismo della frode, hanno scoperto che questi account falsi davano la possibilità a chiunque di guidare le auto rosse di Enjoy, senza pagare nulla, anche a persone che non hanno ancora la maggiore età. La frode si basava su patenti di guida ‘rubate’ da internet grazie alle foto postate sui social network.

Il numero di telefono veniva inventato, oppure il ragazzo usava quello di alcuni suoi conoscenti, e infine venivano usate delle carte di pagamento virtuali, associate alla carta fisica del ragazzo oppure a carte prepagate che però avevano pochi centesimi a disposizione.

Insieme all’indagine si è attivata anche l’Unità di Procedure Sanzionatorie della Polizia Locale su differenti ricorsi fatti contro multe notificate a chi è riuscito a dimostrare di non aver guidato una vettura di Enjoy. La truffa è stata quindi smascherata, e poteva realmente essere molto pericolosa, visto che le vetture potevano anche essere guidate da persone che, non immediatamente identificabili, potenzialmente avrebbero potuto commettere reati, oltre che da minorenni e/o soggetti senza patente. Eni, che è parte offesa, ha modificato le modalità di attivazione dell’account per l’uso delle macchine rosse in car sharing.