I mercati petroliferi mondiali si sono ripresi dal massiccio shock della domanda innescato dal Covid-19, ma devono ancora affrontare un alto grado di incertezza che sta mettendo alla prova l’industria come mai prima d’ora, è ciò che emerge da un nuovo rapporto dell’International Energy Agency (IEA) .
In effetti la domanda di benzina è arrivata a toccare il suo massimo e ora potrà solo diminuire. In particolare, emerge che il picco si è verificato nel 2019, e da quel momento è iniziato un declino da cui non si tornerà più indietro. Questo succede anche per la crescente attenzione dei governi sull’energia pulita, che si potrebbe trasformare in politiche più forti, e per i cambiamenti comportamentali indotti dalla pandemia, che potrebbero diventare profondamente radicati.
Il dottor Fatih Birol, direttore esecutivo dell’IEA, afferma: “La crisi del Covid-19 ha causato un calo storico della domanda mondiale di petrolio, ma non necessariamente duraturo. Raggiungere una transizione ordinata dal petrolio è essenziale per gli obiettivi climatici, ma richiederà importanti cambiamenti politici da parte dei governi, nonché cambiamenti comportamentali accelerati. In caso contrario, la domanda globale di petrolio è destinata ad aumentare ogni anno da qui al 2026”.
È necessaria un’azione immediata che migliori gli standard di efficienza del carburante, che aumenti le vendite di veicoli elettrici e che freni l’uso di petrolio nel settore energetico. Queste azioni, combinate con un aumento del telelavoro, un maggiore riciclaggio e una riduzione dei viaggi d’affari, potrebbero ridurre l’uso di petrolio fino a 5,6 milioni di barili al giorno entro il 2026, il che significherebbe che la domanda globale di petrolio non tornerà mai più ai livelli che aveva prima della pandemia.
L’Asia continuerà a dominare la crescita della domanda mondiale di petrolio, rappresentando il 90% dell’aumento tra il 2019 e il 2026 (si legge nel caso di base del rapporto IEA). Dal lato dell’offerta, l’aumento dell’incertezza sulle prospettive ha creato un dilemma per i produttori. Le decisioni di investimento prese oggi potrebbero portare a una capacità eccessiva rimasta inutilizzata o a una quantità insufficiente di petrolio per soddisfare la domanda.
Per quanto riguarda il petrolio in generale, che a differenza della benzina è ancora in fase crescente, la pandemia ha fatto rivedere le stime al ribasso e sembra che si potrà tornare ai livelli del 2019 solo nel 2023. Ma il mercato continua a volere sempre di più greggio, infatti il prezzo sta salendo e sfiora quota 70 dollari a barile. I prezzi salgono per una questione di equilibrio tra domanda e offerta nell’immediato. L’agenzia sottolinea: “La prospettiva di recupero della domanda post-pandemia e la continua restrizione della produzione indicano un ulteriore calo delle scorte durante la seconda metà dell’anno ed è per questo che i prezzi stanno salendo”.
I mercati avranno greggio a sufficienza per alimentare ogni attività che per effetto della pandemia e delle politiche di molti Stati si stanno rendendo sempre meno dipendenti dal petrolio. Non è facile quindi immaginare che il prezzo dei barili di greggio salirà ancor di più. (Fonte: analisi International Energy Agency)