
La situazione del caro carburante in Italia sta diventando insostenibile. Ormai da settimane il prezzo della benzina e del diesel continuano a salire senza sosta, fare il pieno alla propria auto, per le famiglie italiane, sta diventando un salasso insopportabile, e purtroppo per il momento non vediamo una via d’uscita.
Complice di questo rincaro, che pesa molto sulle tasche dei cittadini del Bel Paese (disperati), è senza dubbio la guerra tra la Russia e l’Ucraina. Oltre al dramma sociale e umano che ogni conflitto porta con sé, questo ha causato anche differenti ripercussioni dal punto di vista economico e industriale. Abbiamo visto nelle scorse ore gli effetti sul settore automobilistico, già devastato dalla pandemia di Covid che dura ormai da due anni, e il blocco di ogni rapporto con la Russia.
Le conseguenze della Guerra in Italia
Riprendiamo il focus della questione: il rincaro dei prezzi in Italia. E purtroppo non parliamo solo di carburante, ma anche di notevoli rincari energetici (il salasso sarà ad aprile). Sono aumentati i costi del gas e della corrente elettrica, le bollette degli italiani sono raddoppiate. E pare purtroppo si tratti di una drammatica situazione che non avrà fine a breve, almeno per il momento. I prezzi della benzina sono schizzati alle stelle, come abbiamo visto nei giorni scorsi il Codacons e altre associazioni hanno chiesto al Governo una mossa importante, che potrebbe salvaguardare le tasche degli italiani oggi: azzerare l’IVA sui carburanti e diminuire le accise. Al momento ancora nulla di fatto, ma vediamo davvero che cosa sono le accise.
Benzina alle stelle: gli elementi che determinano il prezzo
Prima cosa da sapere, anzi, che già sappiamo: la benzina non costa uguale in tutti i Paesi, i prezzi cambiano. Per quale motivo? Non c’è solo il prezzo del petrolio come variabile da considerare per la determinazione del prezzo del carburante, ma anche altri elementi, tra cui le accise (tanto odiate in Italia) e il cambio tra euro e dollaro. E poniamo la nostra attenzione proprio sulle accise, queste tasse di cui tanto abbiamo sentito parlare e che, secondo quanto dichiarato dal Ministero della Transizione Ecologica in una nota diffusa lo scorso 28 febbraio, costituiscono il 57% del prezzo finale della benzina. Percentuale non indifferente, anzi. Ecco perché le associazioni chiedono il taglio delle stesse al Governo.
Ma questo non avviene, almeno per il momento. Si tratta in particolare di tasse sul carburante e sui suoi derivati, imposte dallo Stato italiano. Non dimentichiamo che nel nostro parco auto ci sono veicoli anche diesel; possiamo dire che sul gasolio le accise pesano allo stesso modo, anche se il prezzo finale cambia leggermente. L’Agenzia delle accise, dogane e monopoli (ADM), secondo gli ultimi dati diffusi, dichiara che nel nostro Paese, su 1.000 litri di benzina i cittadini versano 728,40 euro di accise, 617,40 euro con il gasolio e 267,77 euro con il Gpl.
Quali sono le accise in vigore in Italia
Di queste tasse, vediamone alcune ancora in vigore nel nostro Paese, quelle che pesano maggiormente sul prezzo finale, giusto per farci un’idea:
- 0,0511 euro per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
- 0,00516 euro per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966;
- 0,00516 euro per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
- 0,00516 euro per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
- 0,00723 euro per il finanziamento della crisi di Suez del 1956.