MotoGP: in India è caos, sarà ancora sfida Martín-Bagnaia

La MotoGP sbarca in India per il per il primo GP della stagione in terra asiatica, ma a tenere banco sono le polemiche sull’organizzazione

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Giorgia Guarnieri

Giornalista di MotoGP

Comunicazione e sport sono da sempre due fedeli compagni di viaggio: dalla scrittura alle immagini, mi piace raccontare storie ed eventi sportivi.

Dopo il doppio appuntamento europeo, nel weekend la MotoGP torna in pista e lo fa in Asia, con il debutto ufficiale del GP d’India al Buddh International Circuit. Un tracciato nuovo – ancora in attesa di ricevere l’omologazione – che rappresenta un “foglio bianco” per tutti, dai piloti ai team. Un appuntamento, quindi, tutto da scoprire, che promette di regalare spettacolo e che potrebbe rimescolare le carte in ottica classifica generale.

Si riparte dal duello al vertice tra Jorge Martín e Francesco Bagnaia, con lo spagnolo ora a soli 36 punti di distacco dal Campione del Mondo in carica. ‘Martinator’ arriva in India forte dell’en plein di Misano [dove ha conquistato pole, Sprint e gara, ndr] ed è in uno stato di forma ottimale: le condizioni perfette per provare a recuperare altri punti su Bagnaia. Quest’ultimo, pur difendendosi in maniera impeccabile nel GP di San Marino, ha visto il suo vantaggio diminuire esponenzialmente nelle ultime due gare e deve ora contenere il ritorno dell’alfiere Prima Pramac. E attenzione anche a Marco Bezzecchi, più arretrato in classifica ma non ancora fuori dalla corsa al titolo.

Alla vigilia del Gran Premio, tuttavia, tengono banco le polemiche: dalla mancata omologazione del circuito (che dovrebbe comunque arrivare nelle prossime ore) ai problemi con i visti d’ingresso di piloti e addetti ai lavori, l’organizzazione indiana è al centro delle critiche per una gestione che finora si è rivelata tutto fuorché all’altezza di un Campionato del Mondo.

Martín e Bagnaia infiammano la lotta al titolo, ma in India tutto può succedere

Come detto, ad oggi la classifica piloti vede Francesco Bagnaia in testa con 283 punti, seguito da Jorge Martín a 36 lunghezze di svantaggio. A otto gare dal termine, dunque, la lotta per il titolo è più accesa che mai e i due ducatisti sono pronti a lottare fino all’ultimo metro. Attenzione, però, a Marco Bezzecchi: l’alfiere Mooney VR46 al momento accusa un distacco di 65 punti da Bagnaia [e 29 da Martín, ndr], ma non può dirsi fuori dalla corsa all’iride.

In questo momento, Jorge Martín sembra essere in leggero vantaggio sugli avversari: ‘Martinator’, infatti, è reduce da dui weekend positivi (in particolar modo quello di Misano), è al top della forma fisica e sembra aver finalmente trovato la sintonia perfetta con la propria moto. Una condizione psicofisica vicino alla perfezione che – almeno sulla carta – lo rende un serio candidato per la vittoria, della gara e del titolo.

Passiamo poi a Francesco Bagnaia, che nel GP di San Marino ha buttato il cuore oltre l’ostacolo e ha portato a casa due podi e punti preziosissimi in ottica Campionato. Una vera impresa a pochi giorni dal brutto incidente del Montmeló, i cui postumi si sono fatti sentire e non gli hanno permesso di guidare come avrebbe voluto a Misano. Pur non ancora al top della forma, ‘Pecco’ arriva in India con la voglia di tornare subito a lottare per la vittoria, ben consapevole che non sarà facile. Gli avversari sono avvisati.

Nonostante queste premesse, rimane difficile fare un pronostico per il GP d’India. Sulla carta il Buddh International Circuit, con i suoi lunghi rettilinei intervallati da forti staccate e curve ad ampio raggio, sembrerebbe essere un tracciato favorevole alle caratteristiche di Ducati, Aprilia e KTM. Non bisogna però sottovalutare le condizioni della pista su cui, nei momenti di pausa, si deposita un importante quantitativo di sporco, che va così a diminuire il grip dell’asfalto: una variabile da non sottovalutare, soprattutto in un tracciato ancora da scoprire. Una tappa imprevedibile, che può regalare sorprese a ripetizione.

Organizzazione e “Visa Gate” infiammano le polemiche  

Negli ultimi giorni non sono mancate le polemiche intorno al GP d’India. Sono stati in molti tra gli addetti ai lavori, infatti, a puntare il dito contro l’organizzazione indiana, rivelatasi poco efficiente e non ancora all’altezza nella gestione di evento sportivo di alto livello.

Il primo tema che ha fatto storcere il naso ai più è la mancata omologazione del circuito da parte della FIM. Quest’ultima, tramite Tomé Alfonso (FIM Safety Officer), a fine agosto aveva rassicurato tutti, affermando che era necessario completare tutti i lavori di adattamento della pista prima di poter dare approvazione ufficiale, la quale “sarà rilasciata solo il giorno prima dell’inizio del Gran Premio”. Uno scenario che se da un lato attesta l’impegno di FIM (e Dorna) in ottica sicurezza dei piloti, dall’altro lascia parecchi punti interrogativi circa i ritardi nell’omologare un circuito che deve ospitare una gara del Motomondiale.

A seguire, nelle ultime ore è poi scoppiato il caso “Visa Gate”: sono stati molti i piloti e gli addetti ai lavori respinti all’imbarco dei rispettivi voli in quanto sprovvisti di regolare visto d’ingresso per l’India (tra questi spicca anche il nome di Marc Marquez, costretto a rimandare la partenza). Una problematica non indifferente, che ha causato ritardi e disagi e che ha “costretto” Dorna e Irta a creare una task force d’emergenza per supportare la burocrazia indiana e accelerare le procedure di rilascio dei visti. Al momento la situazione sembra essere in via di risoluzione e prevale l’ottimismo, con piloti e team che sembrerebbero aver ottenuto tutti i documenti necessari per viaggaire.

Il Buddh International Circuit

Il Circuito Internazionale di Buddh è situato nella regione dell’Uttar Pradesh, nel Nord dell’India. Dal 2011 al 2013 è stato sede del GP d’India di Formula 1 e si appresta ora a fare il proprio debutto anche nel Motomondiale, a dieci anni esatti di distanza dall’ultima gara nella massima serie automobilistica.

La pista si snoda in senso orario per 4.960 m e presenta un totale di 13 curve, di cui 5 a sinistra e 8 a destra. Come anticipato, il tracciato è caratterizzato da lunghi rettilinei e altrettante forti staccate, a cui si aggiungono curve ad ampio raggio, che promettono di favorire le “prime della classe”, vale a dire Ducati, Aprilia e KTM, fin qui le più performanti in griglia.

Un layout che Davide Tardozzi (Team Manager Ducati) ha definito “meraviglioso, con alcuni passaggi particolarmente interessanti”. Da sottolineare anche l’importante lavoro in termini di sicurezza – svolto, tra gli altri, da Loris Capirossi e Tomé Alfonso – sulle ultime curve: i punti di corda, infatti, sono stati fatti appositamente modificare per essere più compatibili con le linee della MotoGP.