GP Monza, Sainz porta in alto la Ferrari: le pagelle

Per l'ultimo GP dell'anno in terra europea la Ferrari sale sul podio con Sainz. Gli aggiornamenti della SF-23 e il layout del circuito ha premiato la Rossa

Foto di Eleonora Ottonello

Eleonora Ottonello

Esperta di Formula 1

Nata a Genova nel 1987, scrivo per passione. Nel quotidiano mi divido tra la vita di addetta alla vendita e quella di educatore cinofilo. Grande appassionata di Formula 1, nel 2007 iniziai a collaborare con svariati siti del settore. Inviata anche sul campo, niente mi fa esplodere il sorriso come vedere le monoposto sfrecciare sull'asfalto

Con la F1 che saluta ufficialmente l’Europa, la Ferrari lascia Monza e può guardare il bicchiere mezzo pieno. In occasione della gara di casa, il Cavallino Rampante è riuscito a salire sul podio, terzo, con Carlos Sainz.

Anche se forse gli appassionati si sarebbero aspettati di più, dopo la pole ottenuta dallo spagnolo durante le qualifiche, gli aggiornamenti portati sulla SF-23 e il layout del circuito (come avevamo anticipato qualche settimana fa) hanno premiato la Ferrari. È vero. Il podio è arrivato solo con Carlos Sainz, ma anche Leclerc ci è andato vicino, arrivando quarto a fine corsa.

Nonostante la Rossa non sia salita sul gradino più alto del podio, non si può dire che il GP Italia sia stata una gara avara di emozioni. A partire dall’incerto avvio di gara, rimandato per il ritiro di Tsunoda nel giro di formazione, i sorpassi hanno fatto saltare sulla tribuna i tifosi presenti. Eppure, anche se ci vogliono far credere a un’altra storia, non è tutto rose e fiori a Monza. Ma bando alle ciance e passiamo ai fatti: i top e flop del GP Italia di F1.

TOP

Carlos Sainz

Quello di Monza era il suo fine settimana. Fin dalla prima sessione di prove libere, Sainz è sempre riuscito a stare davanti al compagno di squadra, staccato dalla Red Bull di Verstappen di pochi centesimi, la pole position al sabato e infine il podio. Era dal GP Brasile 2022 che lo spagnolo non arrivava tra i primi tre classificati.

Sainz è partito benissimo. Scattato dalla pole, riesce a tenere la testa della corsa dagli attacchi di Verstappen e di Leclerc. Alla prima curva si tiene dietro l’olandese. Per i primi quindici giri è perfetto. Non commette alcun errore, i tempi sono sempre costanti, difende la posizione con grande determinazione e concretezza. Poi arriva una piccola sbavatura, un bloccaggio che fa sfilare Verstappen.

Tra i piloti di testa, Sainz è quello che in assoluto ha messo maggiormente in difficoltà le proprie gomme. Quando quelli dietro di lui, l’olandese della Red Bull prima, Perez e Leclerc poi, avevano la possibilità di sfruttare il DRS, Carlos si è dovuto difendere con grande intensità.

Sul finale ha dato vita a una bella battaglia col proprio compagno di squadra ed è riuscito a salire sul podio, facendo appello al team (chiedendo in maniera mascherata di congelare le posizioni) e alle sue forze. Unica cosa che mi ha dato da pensare sulla gestione dei piloti da parte del muretto Ferrari è che in altre circostanze, sarebbe stato comunicato con largo anticipo ai ragazzi in pista di mantenere le posizioni. Quindi trovo difficile comprendere perché, con Sainz davanti a Leclerc, il Cavallino Rampante ci abbia messo così tanto a dare l’ordine di non rischiare.

Sainz se lo meritava questo terzo posto a Monza, perché per tutto il weekend ha massimizzato il risultato e si è mostrato maggiormente a suo agio con la SF-23 rispetto a Leclerc. E proprio questo podio potrebbe essere di grande aiuto allo spagnolo in chiave futuro. Il contratto dei piloti della Rossa è in scadenza a fine 2024. Carlos a Monza ha dimostrato alla dirigenza della Ferrari il proprio valore e che non vuole essere solo un semplice “secondo”.

Alex Albon

Oggi non ha conquistato il titolo di “Driver of the Day” (meritatamente assegnato a Sainz) ma ormai il nome di Albon comincia a essere una costante nei nostri promossi. Il pilota thailandese taglia il traguardo del GP Italia al settimo posto. Voleva chiudere la gara davanti alle McLaren e alle Aston Martin (sempre più anonime nonostante il guizzo di Alonso in Olanda) ed è riuscito a metà nel suo obiettivo.

Scattato molto bene al via riesce a tenere la posizione con grande determinazione e saggezza. Mette in pensiero Hamilton e fa perdere la testa a Norris al 38esimo giro. Non si fa coinvolgere in facili incidenti di corsa, guida con intelligenza e, tenendo conto che guida una Williams, una monoposto che l’anno scorso era il fanalino di coda della griglia di partenza, ancora una volta porta a casa punti importanti in chiave campionato.

Sergio Perez

Forse per la prima volta dal mese di luglio a sta parte, Sergio Perez entra di diritto nella lista dei promossi. Nonostante la Red Bull a Monza si sia dimostrata più in difficoltà rispetto ad altre piste, finalmente Perez ha dato segnali di vita. Protagonista di bei duelli e sorpassi in pista, il messicano è riuscito a rimontare fino alla seconda posizione, alle spalle dell’inarrivabile Max Verstappen.

Checo non è un cannibale come l’olandese, ma con intelligenza e grinta riesce a regalare alla Red Bull una doppietta “a casa loro” e leva alla Ferrari la possibilità di trovarsi sul podio con due piloti. Nonostante abbia conquistato la piazza d’onore, però, il giudizio generale su Perez non cambia.

Anche se, quando meno ci se lo aspetti, è capace di grandi colpi da maestro, non ha la costanza e l’attitudine giusta per essere un vero protagonista del Mondiale. Buon pilota con la macchina giusta, sì, ma mai all’altezza di Super Max Verstappen, dal quale, anche oggi, ha chiuso con un distacco di quasi sette secondi.

Red Bull

Dominatrice incontrastata di questa annata. Non si può dire altro. A ogni gara il team di Milton Keynes distrugge un record dietro l’altro. A Monza, la Red Bull ha ottenuto la quindicesima vittoria di fila, cosa che nessun altro team era mai riuscito a fare; la quinta doppietta del Mondiale 2023 e Verstappen si porta a casa la decima vittoria consecutiva, la 47esima della carriera. Ad appena 25 anni.

Anche se a Monza la RB19 non è dimostrata così a suo agio sui lunghi rettilinei brianzoli, è riuscita a far salire sul podio in prima e seconda posizione entrambi i piloti. E questo dovrebbe far pensare, e tanto, sulle effettive potenzialità inespresse di questa monoposto.

Quando mi impongo di vagheggiare sulla Red Bull di queste ultime stagioni, è inevitabile per la mia mente tornare indietro (anche se so benissimo che in F1 è impossibile fare paragoni tra epoche distanti) dell’epopea vincente di Schumacher con la Ferrari (2000-2004) e dei quattro titoli conquistati da Vettel, sempre con la Red Bull, tra il 2010 e il 2014.
In entrambi questi periodi c’è un comune denominatore con quello che sta accadendo, attualmente, al team anglo-austriaco.

Quando tutto va bene non c’è niente in grado di scalfirti. Ma quello che, a mio parere, fa veramente la differenza è l’organizzazione del team suddiviso tra un chiaro pilota di punta, un buon secondo pilota e un solido compartimento tecnico-sportivo (e anche politico) capace di fare la differenza dove necessario. La Red Bull è una spanna sopra tutti, non solo Verstappen.

FLOP

Lewis Hamilton

Non vorrei essere presa di mira dai tifosi del pilota inglese ma sono fermamente convinta che l’unica cosa buona di questo fine settimana monzese sia stato il rinnovo contrattuale con la Mercedes. Per tutto il fine settimana nettamente inferiore a Russell, a Hamilton, autore di una qualifica complicata, non è andata meglio in gara. Parte con le gomme hard, riesce a risalire fino alla quinta posizione ma si becca una penalità di cinque secondi per l’incidente che lo ha visto protagonista con Piastri.

A onor del vero, va detto che il contatto tra Hamilton e l’australiano della McLaren è stato leggero ma se il pilota della Mercedes è riuscito a proseguire la corsa apparentemente senza danni, Piastri è dovuto rientrare ai box e cambiare l’ala anteriore della sua monoposto.

Bravo nell’ultima parte della corsa dove riesce a guadagnare il giusto margine nei confronti di Albon e si assicura il sesto posto, nonostante la penalità. Ok, forse oggi era difficile fare meglio ma dopo l’exploit di Zandvoort e, tenendo conto che si sta parlando di Lewis Hamilton, da lui ci si aspetta molto di più.

Carlo Vanzini

E che il festival del trash abbia inizio. In una gara dove grandi flop in pista non ci sono stati, per fortuna viene in mio soccorso il contorno, tutto ciò che accade ai lati dell’evento sportivo vero e proprio.

Cominciamo dalla telecronaca del GP. Più o meno una mezzora prima dell’avvio della corsa, è tradizione (almeno per chi segue le gare in diretta su Sky) vedere Carlo Vanzini che, o da solo o accompagnato dal fido compare Marc Gené, cerca di avvicinarsi alle vetture che stanno tentando le prove di partenza prima di schierarsi.

In diverse occasioni è successo che Vanzini & Co. venissero ripresi per una cosa o per altra. Oggi, il giornalista 52enne è riuscito a farsi rimproverare da un addetto alla sicurezza che ha intimato a Vanzini e a Gené di non salire sulla grata. Come due adolescenti, intrufolatisi per la prima volta al GP e perfino senza biglietto.

Per tutta risposta i due inviati di Sky hanno lasciato intendere, ridacchiando esattamente come due ragazzini, che non l’avrebbero fatto. Di tutta risposta l’addetto alla sicurezza dice loro “sì, come l’anno scorso“. E segue momento di silenzio imbarazzante. Chi la fa l’aspetti.

Monza… così non va!

Mi verrebbe da chiedere: da dove cominciamo? Perché di argomenti da sciorinare ce ne sono parecchi. Partiamo dallo scandalo dei prezzi dei biglietti. E sfatiamo ufficialmente il mito che i tifosi non vanno in Autodromo perché la Ferrari non è competitiva.

Questa è una questione che venne già affrontata lo scorso anno. Ok agli aumenti dei prezzi generali, ma ormai andare a vedere un GP di F1 è un lusso. Se fino a non troppi anni fa, facendo magari qualche sacrificio nel corso dell’anno, non era impossibile potersi permettere il fine settimana al Tempio della Velocità, ora è improponibile. Per il singolo, figuriamoci per le famiglie. Sì, perché oltre alla questione del costo dei biglietti, vanno aggiunti anche quelli del viaggio, del pernottamento e del mangiare.

Per assistere al GP Italia i biglietti partivano da un minimo di 165€ per l’abbonamento tre giorni prato arrivando anche a sfiorare i mille euro per un posto in tribuna centrale. A persona ovviamente. Una follia.

Soprattutto non è ammissibile chiedere dei costi così elevati tenendo conto che i lavori di ammodernamento all’intera struttura latitano: i bagni sono quelli di trent’anni fa (altrimenti ci sono quelli chimici), bisogna sperare che non piova altrimenti, esattamente come accaduto lo scorso anno a Imola, si rischia di essere immersi nel fango fino ai capelli. Non si può chiedere un prezzo tale facendo forza sulla propria storia e sulle pressioni di Liberty Media. Gli aumenti e l’adeguamento ai tempi attuali ci stanno ma se ci sono dei servizi in cambio.

Altro punto. Nei giorni precedenti il fine settimana monzese, proprio in occasione della conferenza stampa, i vertici di Autodromo e ACI avevano reso noto di aver venduto circa il 95% dei biglietti per il fine settimana. Un dato che ha fatto storcere il naso ai più, soprattutto a chi era in circuito e ha visto la situazione direttamente coi propri occhi.

I tifosi della Ferrari hanno festeggiato il podio di Sainz a Monza
Sono stanti i tifosi di F1 che si sono lamentati del caro prezzi di Monza, manchevole anche a livello di servizi

Nonostante le inquadrature ad hoc della regia internazionale, alcune tribune, economicamente accessibili fino a pochi anni fa, risultavano essere completamente vuote. Tanté che, proprio nel tentativo di riempirle, dopo una prima offerta proposta alcuni giorni fa, ai possessori del biglietto è arrivato un messaggio che proponeva loro la possibilità di acquistare un “upgrade” del ticket di ingresso della zona prato.

L’ennesimo tentativo di riempire le tribune che sono rimaste vuote. Nello specifico si tratta della Roggia, dell’Ascari I e II, probabilmente i punti più caratteristici dai quali assistere alla corsa.

Ultimo appunto che mi viene da fare a questa fiera del trash era la gente, tanta e pure troppa che non c’entra assolutamente nulla col mondo della F1, con Monza e con lo sport. Ci troviamo davanti all’assurdo: se per le testate giornalistiche (almeno che non siano quelle più importanti e blasonate) è sempre più complesso farsi accreditare dalla FIA come “media”, non si può dire lo stesso per determinati personaggi che non hanno nulla a che vedere con il mondo della F1, come ad esempio cantanti o presunti tali, tiktoker o influencer che contano milioni di followers e che, probabilmente, non hanno nemmeno mai visto una gara della massima serie automobilistica. Ma sono a Monza, quello sì, non tanto per seguire l’evento quanto per dare bella mostra di sé.

I fischi del pubblico

Questo è un altro problema che da sempre ha toccato i tifosi italiani. La mia prima volta in circuito, a Monza, risale al 2006. L’anno dopo a salire sul gradino più alto del GP fu Alonso, e ancora oggi, ricordo la ridondante marea di fischi che gli vennero fatti. E così negli anni successivi, prima a Button, poi a Vettel, Hamilton e Verstappen, per ultimo.

Per mia fortuna ho avuto l’opportunità di frequentare anche piste all’estero e posso affermare che il fischiare un pilota avversario sia un comportamento proprio del tifoso italiano. Tendenzialmente a Monza è così: a meno che tu non sia un pilota di metà griglia (che magari vince in modo inaspettato), se a salire sul gradino più alto del podio è un avversario della Ferrari in automatico tutti fischiano il nemico numero uno.

Tra l’altro, quest’anno, i fan del Cavallino Rampante presenti in tribuna centrale non hanno fatto una bella figura. Redarguiti in mondo visione dallo stesso Leclerc nel momento in cui si sono scatenati nei confronti del povero Verstappen. Che come colpa ha solo quella di guidare una Red Bull.