La nostalgia del motore due tempi: perché potrebbe essere ancora attuale

La scomparsa del motore a 2 tempi e il suo possibile ritorno se...

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Alex Ricci

Divulgatore di motociclismo

Romagnolo classe 1979, scrittore, reporter, divulgatore appassionato di moto, storia, geografia, letteratura, musica. Adora Junger, Kapuściński, Sting e i Depeche Mode.

Qualche stagione fa, in occasione del round di Imola del WorldSBK, ho avuto la fortuna d’incontrare Jan Witteveen, l’ingegnere olandese responsabile dei maggiori successi sportivi del motore 2 tempi tra gli anni ottanta e duemila. Classe 1947, da vero “guru” sviluppatore di quel tipo di motore, ha lavorato per Gilera, Cagiva e Aprilia, spaziando tra enduro, motocross, velocità e conquistando complessivamente 40 titoli mondiali. Non mi aspettavo di vederlo nella sala stampa del campionato per derivate di serie, dove di 2 tempi ormai non c’è nemmeno lo scooter del fotografo che gira intorno alla pista e mi sono fatto trascinare dalla voglia di scambiare qualche parola in merito al tema a cui ha dedicato l’intera carriera, per non dire la vita.

La cosa che più mi premeva chiedergli era se veramente il motore 2 tempi inquinasse così tanto e non fosse più il caso di mantenerlo attivo nelle corse, così come nel trasporto civile. Assolutamente no, mi rispose smascherando una mia certa complicità nel formulargli tali domande. Witteveen mi spiegò, con tutta calma, i motivi della dipartita delle moto 2 tempi dalle gare dicendo che una nota casa giapponese, forte di un alto peso politico, fece pressioni perché i regolamenti cambiassero in favore del solo 4 tempi. Una richiesta motivata dal fatto che la suddetta azienda avrebbe abbandonato qualsiasi sviluppo e produzione di quel tipo.

Di base, le norme contro l’inquinamento ambientale e acustico erano solo una scusa per motivare le scelte, perché con la ricerca e la tecnologia in continua evoluzione si potrebbero produrre motori a miscela che hanno un impatto ambientale uguale o inferiore agli odierni 4 tempi. Inoltre si potrebbero produrre motori di cilindrate inferiori capaci di sviluppare gli stessi cavalli di una cilindrata medio-grande attualmente in circolazione.

Infatti, da quando non circolano più le moto a 2 tempi, il segmento delle piccole cilindrate ha perso d’interesse e non è più la scuola per giovani motociclisti o appassionati di tecnica. Le alternative sono meno, con poco appeal e non rappresentano le scelte di un costruttore, ma la necessità di coprire con un voto di sufficienza le caselle di un listino. In Europa, le piccole cilindrate 4 tempi non sfondano il mercato come le antenate a miscela in quanto sono poco performanti e spesso fabbricate a costi bassi, non hanno componenti che attirano il cliente. Dopo l’introduzione delle classi Moto2 e Moto3, anche i campionati per derivate di produzione a loro dedicate non hanno attirato l’attenzione e sono rimaste gare di contorno all’evento principale mettendo a referto, purtroppo, anche qualche incidente grave.

La classi 125 e 250 erano categorie meravigliose senza le quali non avremmo avuto certe moto e campioni assoluti del motociclismo. Sull’onda del successo che queste cilindrate avevano in pista, venivano prodotte delle race-replica stradali che accendevano la passione dell’utente comune, creando tutta una cultura sul genere e il loro utilizzo. Nascevano riviste dedicate molto lette che ne alimentavano il successo raccontandone le prestazioni e nel mercato dei ricambi si trovava ogni pezzo specifico per l’elaborazione e la resa del motore.

Se si voleva apportare qualche modifica alla propria moto, era quasi d’obbligo che fosse il possessore stesso a metterci le mani e non era strano trovare qualche ragazzo alle prime armi aggirarsi nelle officine specializzate per qualche lavoro o consiglio. Le gare delle 500 erano poi quanto di meglio si potesse chiedere in termini di abilità sportiva. Non che lo spettacolo fosse automaticamente garantito e anche in questo caso si annoverano stagioni di assoluto dominio di un solo pilota o una sola marca, ma non era quasi mai così e indubbiamente si rilevavano doti di guida e di messa a punto oggi invidiabili.

Suzuki RGV 250

A parte un romantico ritorno dell’aroma di olio da miscela e dello squillante rumore dei terminali di scarico, come si collocherebbe oggi il motore a 2 tempi nella vita quotidiana? Non lo sappiamo con certezza e dopo la sua destrutturazione culturale e sportiva, non entusiasmerebbe come un tempo. Eppure, sarebbe solo questione d’innescare il meccanismo e attendere che, per gradi, tutti gli ingranaggi si mettessero a girare nel verso giusto. Dall’utilizzo cittadino ai grandi spostamenti, fino allo sport, il 2 tempi troverebbe nuovo spazio nella vita di tutti i giorni riprendendo slancio.

Non è un caso che quel giorno Witteveen vedesse e veda ancora, una possibile ricomparsa del motore a 2 tempi, specialmente in occasione di un’altra scelta commerciale da parte di marchi importanti interessati a un nuovo progetto di quel tipo. In sostanza, se l’azienda che ne ha deciso la fine volesse riportarlo in auge, in pochi anni vedremmo un ritorno al passato, coadiuvato da normative e nuove leggi che ci farebbero credere che solo da quel momento in poi si possa riprendere a circolare a miscela senza particolari conseguenze.