Ogni anno per gli amanti del custom il MBE sancisce il solstizio motociclistico d’inverno. Ogni tribù si avvia verso questa grande cerimonia seguendo le proprie regole e i propri riti, ma una cosa è certa: da Verona passano i rappresentanti di tutte le tribù custom e questo è chiaro prima ancora di aver varcato i cancelli. Per un attimo mi viene in mente I Guerrieri Della Notte, quando Cyrus parla alle gang riunite: “Guardatevi intorno, ci sono i Saracines seduti vicino ai ragazzi di John Street…”.
Partiamo quindi dalla gente: al MBE si incontrano in pochi metri personaggi fittamente tatuati in testa e bionde mashate con chihuahua in braccio, Hells Angels, Low Landers, Black Devils e tanti altri gruppi MC italiani e tedeschi, folte rappresentanze di chapter HOG, vecchi motociclisti impellati come una maitresse dominatrice e combriccole di amici con gli zainetti, che sembra che abbiano bigiato la scuola 30 anni fa e poi si siano persi. Il popolo custom di Verona è composto da tanti maschi e tanti over 40: i giovani (putroppo) latitano. Questa composizione demografica ha come effetto collaterale che le file al bar si trasformano velocemente in file al bagno degli uomini. Birra, freddo e prostate ingrossate scandiscono i ritmi dei giri nei padiglioni.
Agli adepti della kustom kulture sono riservati 4 padiglioni e dentro c’è tutto quello che le nostre testoline possono immaginarsi. Le moto sono tantissime e per tutti i gusti, nel senso che non esiste uno stile custom che non sia rappresentato in modo consistente, anche se in molti casi sono preparazioni belline, pulitine ma già viste. Dio benedica chi le sa far bene perché comunque mette al mondo splendide creature a due ruote, ma se non c’è coraggio e sperimentazione dopo un po’ è come la posizione del missionario con la fidanzata: a rischio sbadigli.
Poi ci sono quelli che fanno vibrare il cuore per talento, tecnica e creatività. I ragazzi di AB Normal sembrano ormai lanciati verso la produzione di gioielli a due ruote, preziosi congegni provenienti da una sartoria meccanica fuori da questo mondo e da questo tempo. La loro è una traiettoria unica e coraggiosa. Tanto stile anche nello stand di PDF Motociclette, dove si incrociano vecchi ferri motorizzati panhead e knucklehead che sembrano usciti dai sogni di un vecchio freak californiano in trip.
Plan B nel suo piccolo stand offre splendide soluzioni per ristorare gli occhi e l’anima dello stanco viandante. La Cherry-Salt su base Buell, ulizzata nelle gare sul 1/8 di miglio al Glemseck 101 in Germania è un missile terra/aria di puro stile custom: bella e pericolosissima come le donne dei romanzi di Chandler. C’è poi una work in progress su base Ducati con una carrozzieria in alluminio grezzo che ricorda le linee dei maestri giapponesi. Il mio encomio speciale va ai ragazzi di Plan B per avermi dato una riduzione per una birra… Avrei scritto le stesse cose, ma con più sete.
Nello stand di Andreani Lab incontro la preparazione più ricercata: uno Sportster 883 del ’96 che diventa un mezzo da flat track futuristico, con soluzioni tecnologiche estreme in termini di forcella, impianto frenante e soprattutto con uno scarico 2 in 1 satinato con curve così morbide e perfette da far venir voglia di invitarlo fuori a cena.
Tra i grandi nomi internazionali spicca Arlen Ness che oltre a un paio di special porta le novità di casa Le Pera: lo stato dell’arte delle selle. El Solitario se ne resta nascosto a leggere libri in un angolo del padiglione 4, ma la sua tenda militare proveniente dal Wheels and Waves ha il più alto condensato di coolness sia per il merchandising che per le moto. Spettacolare la sua Yamaha XJR1300 “Big Bad Wolf” in perfetto stile El Solitario, tra il post-atomico e lo steam punk.
Se c’è uno stand che si fa notare più di tutti è quello di Hard 9 Choppers: vuoto, poco merchaindising in un angolo e al centro un’unica special. Qui si capisce quanto il boss Danny sia un customizer vero e radicale, che al centro del suo stand non mette il banchetto delle magliette per massimizzare i ricavi, ma il suo lavoro di artista custom. Al centro spicca un bobber bordeaux e nero su base flathead del ’51, una show bike dalla caratura mondiale per qualità, dettagli e bellezza. L’unico stand con l’arte al centro e il mercato ai margini, al contrario di troppi stand dove le moto sanno di specchietto per le allodole per attirare clienti e vendere magliette, giubbotti e altra mercanzia.
Per quanto riguarda le tendenze direi che a Verona si consolida un trend in atto da qualche anno: la pan-customizzazione. Se una volta si customizzavano solo alcune moto, oggi si customizza di tutto. BMW boxer, BMW K, Honda XL 600 che diventano pseudo mezzi da dirt-track e via dicendo, purché siano moto la cui base costi poco, così da pagarle poco e venderle a una cifra spropositata una volta customizzate. Il gioco è chiaro, ma più che ricerca dello stile, questa tendenza sembra mossa dalla ricerca della prossima gallina dalle uova d’oro. È una strada che continua a regalarci bei giocattoli, ma serve più passione visionaria e meno contabilità se si vuole avere qualcosa da dire in termini di scelte stilistiche.
Mentre penso a tutto questo mi avvio all’uscita insieme alla mia tribù Proudlyeuro0, negli sguardi di tutti mi sembra di vedere una gioia condivisa: il peggio è alle spalle, la parte in salita dell’inverno è finita e inizia la discesa che, per quanto lunga e ancora faticosa, porterà inevitabilmente alle stagioni più dolci per chi ama le moto. Come ogni anno sul Passo d’Inverno c’è il MBE a fare da rifugio, a darci ristoro con un evento ricco che unisce e riaccende la voglia di correre sui nostri ferri, siano essi nuovi o vecchi, stock o special. Una cosa è certa: anche quest’anno il rito invernale custom per eccellenza si conclude lasciando tutti soddisfatti e pieni di idee… e mentre si varcano i cancelli d’uscita sembra quasi di sentire: “la messa è finita, andate in pace”.