Lettera ai ragazzi che non vanno in moto

Scarichi Aperti la rubrica di Carlo Portioli: Dov'è il ricambio generazionale nella comunità dei motociclisti?

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Carlo Portioli

Esperto moto e cultura custom

Le moto e la musica, mia moglie e gli amici, la birra e le chiacchere ma più di tutto amo cercare di capire. Le mie opinioni sono espresse dall'alto di niente.

C’è qualcosa che non mi torna in quello che vedo ogni volta che frequento un luogo o un evento “biker” ed è l’aspetto anagrafico: la popolazione dei motociclisti sta invecchiando con me. Non vedo, se non in piccola parte, quel sano ricambio generazionale che consentirebbe alle nuove leve di insediarsi in questa grande comunità, acquisirne i valori e principi fino e sostituire naturalmente chi non ce la farà più a stare in sella. Sarebbe sano, invece mi sembra che si stia correndo il rischio che accada qualcosa che in natura ha un nome semplice e brutale: estinzione.

Le ragioni razionali sono molte, una su tutte è che le moto costano tanto e i giovani in Italia sono la generazione a cui si è deciso di far pagare economicamente il prezzo delle colpe e delle superficialità precedenti. Cinica ed efficace soluzione che poco lascia nelle tasche di chi, quando è fortunato, guadagna giusto per la propria sussistenza. Hai voglia a pensare alle moto…

Non credo inoltre che la mia generazione di 40-50enni abbia molto da insegnare, non siamo meglio in niente. E smettiamola di menarla con la storia che oggi i giovani passano la vita a guardare lo schermo dello smartphone. Ogni generazione usa gli strumenti che trova a disposizione e non dimentichiamoci che i semi delle lobotomizzazione di massa hanno iniziato a fiorire nelle tv commerciali degli anni ’80. Non so se sia più dannoso Facebook o Drive-in, ma sicuramente tanti 40-50enni che prima si sono lobotomizzati con Drive-in, oggi danno sfoggio della propria pochezza su Facebook… e poi magari pontificano sui giovani d’oggi. Insomma, non penso di poter parlare dall’alto di niente, ma un consiglio, un invito e forse una supplica mi sento di farla a chi ha tra i 15 e i 30 anni: alzate la testa e andate incontro al vento su una moto. Fatelo per voi stessi. Non voglio parlare di valori biker, di solidarietà e fratellanza, perché sono valori splendidi ma non sono un’esclusiva di questo mondo. Voglio parlare invece di gioia, di leggerezza e di brividi che la moto, qualunque moto, regala in certi momenti.

Quando sei lì sopra e stai andando, beh lì sei tu, tu e basta. Sei solo il tuo nome, non serve altro per definirti. In moto scegli tu le strade e le traiettorie, tu guidi e decidi dove mettere le tue ruote, lontano da quei binari che troppo spesso decidono il percorso delle scelte di una vita.

Il vento che ti preme addosso si porta via i pensieri lasciando corpo e testa in uno stato di sospensione. In moto sorridi, volando come un moscerino intorno alla grande luce del nirvana: lontano certo, ma non troppo.

Poi se sei fortunato con te in moto ci sono anche gli altri, quelli con cui condividi vita, amore, amicizia e passioni.
Quando sei in giro in moto con le persone che ami la schiena si raddrizza, i polmoni si riempiono e provi dei flash di piena consapevolezza del tuo essere animale e del tuo essere una scheggia di Dio sulla Terra, in poche parole di essere vivo. E ti senti in pace, fino a provare il desiderio di ringraziare chiunque sia responsabile di tutta questa semplice felicità.

Ragazzi, fidatevi, non siamo dei vecchi rincoglioniti con la testa piena di scemenze e miti impolverati. O forse si, lo siamo, ma se ogni scusa è ancora buona per saltare in moto nonostante dolori articolari e complicazioni varie è perchè questo modo di andare per il mondo è una molotov scoppiata a un certo punto della nostra vita, alchimia di vento e vibrazioni che toglie dalle spalle il peso delle cose terrene e trasporta l’anima un po’ più in alto, qualunque cosa questo voglia dire. Perché alla fine le cose importanti non serve capirle: basta sentirle.

Se poi trovate queste sensazioni di gioia e pace in altro, va bene lo stesso, noi semplicemente le abbiamo trovate andando in moto. Se invece le state ancora cercando, fatevi un regalo e provate prima di escludere la moto dai vostri sogni: se non vi avrà trasmesso nulla di tutto quello che vi ho raccontato, sarete sempre in tempo a ributtare la testa nello schermo di uno smartphone. Come facciamo continuamente anche noi, vecchi, stupidi motociclisti.