C’è qualcosa che non mi torna in quello che vedo ogni volta che frequento un luogo o un evento “biker” ed è l’aspetto anagrafico: la popolazione dei motociclisti sta invecchiando con me. Non vedo, se non in piccola parte, quel sano ricambio generazionale che consentirebbe alle nuove leve di insediarsi in questa grande comunità, acquisirne i valori e principi fino e sostituire naturalmente chi non ce la farà più a stare in sella. Sarebbe sano, invece mi sembra che si stia correndo il rischio che accada qualcosa che in natura ha un nome semplice e brutale: estinzione.
Le ragioni razionali sono molte, una su tutte è che le moto costano tanto e i giovani in Italia sono la generazione a cui si è deciso di far pagare economicamente il prezzo delle colpe e delle superficialità precedenti. Cinica ed efficace soluzione che poco lascia nelle tasche di chi, quando è fortunato, guadagna giusto per la propria sussistenza. Hai voglia a pensare alle moto…
Non credo inoltre che la mia generazione di 40-50enni abbia molto da insegnare, non siamo meglio in niente. E smettiamola di menarla con la storia che oggi i giovani passano la vita a guardare lo schermo dello smartphone. Ogni generazione usa gli strumenti che trova a disposizione e non dimentichiamoci che i semi delle lobotomizzazione di massa hanno iniziato a fiorire nelle tv commerciali degli anni ’80. Non so se sia più dannoso Facebook o Drive-in, ma sicuramente tanti 40-50enni che prima si sono lobotomizzati con Drive-in, oggi danno sfoggio della propria pochezza su Facebook… e poi magari pontificano sui giovani d’oggi. Insomma, non penso di poter parlare dall’alto di niente, ma un consiglio, un invito e forse una supplica mi sento di farla a chi ha tra i 15 e i 30 anni: alzate la testa e andate incontro al vento su una moto. Fatelo per voi stessi. Non voglio parlare di valori biker, di solidarietà e fratellanza, perché sono valori splendidi ma non sono un’esclusiva di questo mondo. Voglio parlare invece di gioia, di leggerezza e di brividi che la moto, qualunque moto, regala in certi momenti.
Quando sei lì sopra e stai andando, beh lì sei tu, tu e basta. Sei solo il tuo nome, non serve altro per definirti. In moto scegli tu le strade e le traiettorie, tu guidi e decidi dove mettere le tue ruote, lontano da quei binari che troppo spesso decidono il percorso delle scelte di una vita.
Il vento che ti preme addosso si porta via i pensieri lasciando corpo e testa in uno stato di sospensione. In moto sorridi, volando come un moscerino intorno alla grande luce del nirvana: lontano certo, ma non troppo.
Poi se sei fortunato con te in moto ci sono anche gli altri, quelli con cui condividi vita, amore, amicizia e passioni.
Quando sei in giro in moto con le persone che ami la schiena si raddrizza, i polmoni si riempiono e provi dei flash di piena consapevolezza del tuo essere animale e del tuo essere una scheggia di Dio sulla Terra, in poche parole di essere vivo. E ti senti in pace, fino a provare il desiderio di ringraziare chiunque sia responsabile di tutta questa semplice felicità.
Ragazzi, fidatevi, non siamo dei vecchi rincoglioniti con la testa piena di scemenze e miti impolverati. O forse si, lo siamo, ma se ogni scusa è ancora buona per saltare in moto nonostante dolori articolari e complicazioni varie è perchè questo modo di andare per il mondo è una molotov scoppiata a un certo punto della nostra vita, alchimia di vento e vibrazioni che toglie dalle spalle il peso delle cose terrene e trasporta l’anima un po’ più in alto, qualunque cosa questo voglia dire. Perché alla fine le cose importanti non serve capirle: basta sentirle.
Se poi trovate queste sensazioni di gioia e pace in altro, va bene lo stesso, noi semplicemente le abbiamo trovate andando in moto. Se invece le state ancora cercando, fatevi un regalo e provate prima di escludere la moto dai vostri sogni: se non vi avrà trasmesso nulla di tutto quello che vi ho raccontato, sarete sempre in tempo a ributtare la testa nello schermo di uno smartphone. Come facciamo continuamente anche noi, vecchi, stupidi motociclisti.