In viaggio con la nuova Honda Hornet: naked dal carattere pungente

“Volteggia come una farfalla e punge come un’Hornet”! La nuova Hornet è una naked dal carattere pungente

Foto di Alex Ricci

Alex Ricci

Divulgatore di motociclismo

Romagnolo classe 1979, scrittore, reporter, divulgatore appassionato di moto, storia, geografia, letteratura, musica. Adora Junger, Kapuściński, Sting e i Depeche Mode.

“Volteggia come una farfalla e punge come un’Hornet”! E’ proprio il caso di dirlo, la nuova Hornet è una naked dal carattere pungente, che accompagna la sua gloriosa stirpe nel futuro delle moto stradali con una formula vincente. Il nuovo bicilindrico a scoppi irregolari da 750 cc è la prima grande rivoluzione per questo modello che diventa una vera streetfighter. Più leggera e gestibile, i due cilindri rispondono a ogni colpo di gas con efficacia e la rotondità della fasatura a 270°. Il ruggito che scaturisce dagli scarichi è una grintosa sinfonia che ne accresce l’appeal già molto forte.

Com’è fatta

Anche se apparentemente risulta una moto essenziale, ha tutto quello che le nuove generazioni di motociclette prevedono. Le mappature selezionabili sono quattro: Sport, Standard, Rain e la User che è personalizzabile ad oc in base al polso del motociclista. Il display da 5 pollici è dotato di quattro layout e i comandi sono intuitivi. Scaricando l’applicazione Honda RoadSync si può collegare un cellulare e gestire la navigazione, i messaggi, le chiamate vocali e la musica. La sella dista da terra meno di ottanta centimetri e il telaio a diamante, insieme alla forcella Showa da 41 mm, è l’ideale per una guida maneggevole e divertente. Al posteriore ha un mono che sfrutta il classico leveraggio ProLink. Le ruote sono delle misure 120/70 R17 davanti, 160/60 R17 dietro e l’impianto frenante è dotato di doppio disco all’anteriore da 296 mm e pinza Nissin a quattro pistoncini, mentre al posteriore il disco singolo è da 240 mm con un pistoncino.

honda hornet CB750
Fonte: alex ricci
honda hornet CB750

La sfida: da Sant’Agata sul Santerno a Most

Con una moto così grintosa e sportiva, non poteva che venirci in mente una scommessa vera, e per testarla oltre le sue caratteristiche principali, la prova del fuoco è stata quella di percorrere mille chilometri “one shot” da Sant’Agata sul Santerno a Most in occasione del Gran Premio della Repubblica Ceca di Superbike. La sfida prevede di andare via con la moto “al naturale”, senza borse, bauletti o altri accessori per il viaggio, ma solo uno zaino sulle spalle con dentro lo stretto necessario. Partendo di buon ora, in una giornata non particolarmente afosa, l’aria delle prime ore del mattino favorisce il motore che canta meravigliosamente e al momento del picco climatico mi trovavo ben oltre le Dolomiti, attraversando un’atmosfera più fresca e rarefatta. Merito di un impianto di raffreddamento ben rapportato al potente bicilindrico.

Facendo molta autostrada, da Ferrara a Verona e poi il Brennero fino al confine di stato, la moto ha risposto bene e non è sembrata per nulla al limite. In sesta marcia e con la mappatura “Standard”, in autostrada marcia come una viaggiatrice. L’esposizione all’aria di una “nuda” è importante, ma anche il mio metro e ottantotto ha trovato un comfort sufficiente e senza soffrire fastidiose turbolenze, un po’ di aria mi ha anche a mitigare il calore del corpo sotto la giacca in pelle. Al confine con l’Austria mi sono fermato per acquistare la vignetta e riposare qualche minuto. Il motore della Hornet 750 non scalda particolarmente e la temperatura è sempre ottimale anche nelle varie fasce di temperatura non vive sbalzi.

Come va: la prova

Allontanandosi dal confine, i tratti diventano più tipicamente montuosi. Un modo per distogliersi dalla monotonia autostradale e cominciare a guidare l’Hornet cambiando e scalando sul lunghi curvoni in contropendenza. Passata Innsbruck, cominciano le lunghe discese verso la Baviera dove invece di affidarsi al freno motore, è un piacere accelerare e sentire come questa Honda non si scompone minimamente. Basta correggere con un po’ di freno posteriore e parzializzare sulla manopola del gas che tutto fila liscio e scorrevole.

A circa metà del viaggio mi rendo conto che la posizione in sella, seppur sportiva, segue un’ergonomia che non carica troppo il corpo sull’avantreno e dopo tanti chilometri non si avvertono particolari fastidi a braccia, gambe e schiena. Giunto nei pressi di Monaco di Baviera, il meteo, che fino a quel punto era stato abbastanza clemente e lasciata l’Italia offriva una giornata di sole, si carica di pioggia che rovescia lungo il mio tragitto senza tanti complimenti. In un’alternanza tra momenti di pioggia debole, a veri e propri acquazzoni estivi, ho deciso di non fermarmi e testare la mappatura “rain”. Appena inserita, la configurazione pioggia rende l’Hornet un mezzo anfibio e si può strapazzare l’acceleratore come sull’asciutto che non si scompone. La quantità d’acqua che scende è tanta, ma le gomme Michelin Road 5 fanno il proprio dovere, trasmettendo una consapevole sensazione di aderenza e stabilità.

Lasciata Monaco alle spalle punto a nord-est, la pioggia continua e ho il sospetto che me la beccherò fino a destinazione. Nessun problema, si fila via lisci anche nella pioggia e le uniche fermate sono per fare il pieno, circa ogni trecento chilometri dati. Anche il consumo sulla lunga distanza si dimostra corretto e in linea con le prestazioni. In effetti, con l’Hornet si può mantenere una velocità di crociera costante ed economica, un fattore che non sempre viene considerato su questo segmento di motociclette proprio per il tipo di utilizzo a cui sono destinate.

Avvicinandomi alla Repubblica Ceca, il cielo mi ha dato un’ora di tregua dall’acqua nella quale moto, casco e indumenti si sono praticamente asciugati e sono ritornato alla mappatura Sport per un po’. Purtroppo il tempo non ha tenuto e sono entrato in Cechia sotto una pioggia battente. Passando dalla Germania alla vicina Repubblica, la strada per Most assume i connotati delle nostre provinciali, attraversando paesi e città, con una viabilità più varia. Un’altra occasione per testare l’agilità del mio mezzo e nel cambiare tipo di asfalto a ogni chilometro, le sospensioni e il telaio dell’Hornet si dimostrano efficienti.

La rigidità della forcella, che serve per un miglior ingresso in curva e ottimizzare la frenata, non è un problema e l’avantreno è elastico, la moto entra in curva precisa come un bisturi, anche una volta tornati alla configurazione “Rain”. Ma se le sospensioni Showa fanno un gran lavoro, è sorprendente come il telaio assecondi ogni manovra con la miglior risposta. Ciò dipende, ed è tipico di Honda, da un totale equilibrio tra le macro-parti che compongono la motocicletta che risulta forte su tutti i fronti. Verso sera, Most è sempre più vicina e anche la mia destinazione si staglia nell’orizzonte della mente e del navigatore, mentre attraverso i paesi della regione dell’Ústí nad Labem, dove la guida è sempre più divertente e piacevole.

L’alloggio si trova sulle colline sopra la piccola cittadina e per concludere la mia traversata mi godo curve e tornanti come su un grande passo di montagna. Usciti dal bosco non piove più e ritorno alla modalità Sport anche sulla strada bagnata. Dopo uno scollino e un’altra serie di tornanti arrivo finalmente alla meta e anche se sono fradicio, la moto si è quasi asciugata. Dopo tutti questi chilometri intrisi di acqua e di una grande esperienza di guida, è un piacere posteggiarla nel cortile della locanda dove mi aspetta un piatto di gustoso gulash.

Conclusioni

In conclusione, la Honda CB750 Hornet è l’ultima di una famiglia di naked che hanno fatto storia e per le sue caratteristiche si presenta come una moto da sparo, divertente, agile, capace di far innamorare del suo sound sportivo e delle sue linee audaci. Ma se vi capita di spingervi oltre al suo bel biglietto da visita e percorrere qualche centinaio di chilometri in più del semplice giro della domenica, allora fidatevi! Il panino che vi mangiate al ritrovo con gli amici, vi aspetta un po’ più in là e la nuova Hornet vi ci può portare alla grande!