Ducati 916 Senna, il bolide capolavoro nel nome del campione

Il capolavoro Ducati che ha unito i miti per sempre, tra genialità, stile, tecnologia, prestazioni, simmetria ai massimi livelli e una buona causa

Foto di Alex Ricci

Alex Ricci

Divulgatore di motociclismo

Romagnolo classe 1979, scrittore, reporter, divulgatore appassionato di moto, storia, geografia, letteratura, musica. Adora Junger, Kapuściński, Sting e i Depeche Mode.

A pochi giorni dall’anniversario della scomparsa di Ayrton Senna, in quanto appassionati di moto, sorge spontaneo ricordare la leggendaria Ducati 916 “Senna”, che la casa di Borgo Panigale ha prodotto all’apice del successo di quel fortunato modello, proprio in relazione alla passione per le due ruote dell’asso brasiliano della Formula 1.

All’epoca, Ducati era di proprietà di Claudio e Giancarlo Castiglioni, titolari di Cagiva e rampanti imprenditori del settore moto. Sensibili al fascino delle corse, con il marchio varesino avevano già mostrato di saper competere in tutte le principali discipline motociclistiche e si apprestavano a far sbocciare una nuova epoca per le bicilindriche bolognesi.

Passione e beneficenza

Claudio Castiglioni era un vero appassionato di Formula 1 e negli anni aveva conosciuto bene Senna che a sua volta amava le moto Ducati. Uno scambio d’intesa tra due mondi paralleli e molto simili che fece innamorare le parti dello stesso progetto. Senna, nato in una famiglia di ricchi, in una nazione dalle grandi disparità sociali, si era sempre prodigato per aiutare i poveri del Brasile con grande riservatezza, fino alla nascita della fondazione che porta ancora il suo nome.

In questo modo, tutto quello che veniva “brandizzato” e venduto con il marchio Senna produceva risorse per le opere di beneficenza. Già possessore di una 851 e un Monster, Senna rimase talmente colpito dalle linee della nuova Ducati da strada che si accingeva a fare la storia delle moto di serie, che quando gli proposero di creare il modello dedicato alla fondazione, il campione di San Paolo non ebbe esitazioni.

Il meglio di una 916

Ma com’era la moto che avrebbe scritto pagine memorabili del Campionato Superbike e acceso i cuori di milioni di motociclisti, “ducatisti” e non? La Senna era la versione SP (sigla che indica la configurazione da corsa) e che vantava componenti di derivazione racing. Per Massimo Tamburini, lo sviluppo della 916 era partito dalla gamma 851: telaio a traliccio in tubi d’acciaio, motore bicilindrico DOCH desmodromico a 90° a otto valvole di 916 cc e iniezione.

Rispetto alla generazione precedente, era molto più avanzata, sia nel design, sia nella cura dei dettagli, alcuni puramente estetici, altri funzionali ed efficaci. Come la batteria posta lateralmente sotto la carena, oppure il braccio posteriore oscillante di forma curva, realizzato in fusione di alluminio su un unico lato. Di pura arte motoristica, era pensato per la sostituzione rapida delle ruote nelle gare di endurance. Lo scarico sotto sella migliora l’aerodinamica.

Un capolavoro di stile, tecnologia, prestazioni e simmetria ai massimi livelli

Con un peso di 195 kg, sviluppava 131 Cv a 10.500 giri e raggiungeva i 261 km/h. In occasione di una sessione di test pre-stagionali a Imola, nel marzo del 1994, Senna firmò il contratto con cui legava ufficialmente il suo nome a Ducati. Poco dopo, fu annunciata la produzione di trecento pezzi esclusivi nella colorazione grigio-antracite e rosso, scelta personalmente dal pilota e la grafica ufficiale della fondazione.

Purtroppo, la tragedia del 1° maggio 1994 durante il Gran Premio di San Marino, scosse tutto l’ambiente e fece rimandare di qualche mese l’operazione. La presentazione ufficiale avvenne al Motor Show del dicembre dello stesso anno al cospetto di altri piloti di Formula 1 e della sorella, Viviane Senna, fondatrice dell’associazione con il fratello.

Il successo di questa moto fu tale che dopo la prima, ne furono prodotte una seconda e una terza serie nel 1997 e nel 1998. Nel 2013, a quasi vent’anni dalla morte del campione, è stata realizzata per il mercato brasiliano, una versione della Panigale 1199 S Senna, in 161 esemplari, come il numero delle vittorie ottenute nella sua carriera.

Cosa rappresenta la Ducati 916 Senna ?

Questa non è solo una moto dedicata, ma rappresenta la sublimazione della massima genialità del motorsport, almeno per il periodo in cui è stata realizzata. Infatti, mette insieme almeno tre punti alti come il progetto di Massimo Tamburini, che con la Ducati 916 ha espresso l’essenza della moto sportiva, la genialità imprenditoriale dei fratelli Castiglioni, abili nell’essere sempre originali e il talento di un pilota di auto da corsa inarrivabile come Senna.