Assen, il tempio della velocità: perché andare e perché no

La gara di Assen offre sempre spettacolo e appassiona tra storia e campioni, ma seguire il Gran Premio d'Olanda ha pregi e difetti. Vediamo perché.

Foto di Alex Ricci

Alex Ricci

Divulgatore di motociclismo

Romagnolo classe 1979, scrittore, reporter, divulgatore appassionato di moto, storia, geografia, letteratura, musica. Adora Junger, Kapuściński, Sting e i Depeche Mode.

Si è appena concluso il round del World SBK di Assen, primo appuntamento europeo del campionato per derivate di serie. Come sempre, la pista olandese regala emozioni a tutti gli appassionati e a piloti e team stessi fa vivere uno dei momenti sportivi più intensi dell’anno. Questo tracciato ospita il Gran Premio motociclistico d’Olanda dal 1925, fa parte del Motomondiale sin dalla sua istituzione nel 1949 e solo nel 2020 non si è disputato per la globale emergenza pandemica.

Nato come percorso stradale, dal 1926 è stato spostato nell’area dove sorge l’impianto attuale, ma era di 16,5 chilometri, una lunghezza che ha mantenuto fino al 1954. Dall’anno dopo venne utilizzato un vero e proprio circuito permanente costruito sulla distanza di 7.707 metri, che del precedente manteneva la parte del traguardo. Tra il 1976 e il 1981 fu modificato in vari punti tra cui il curvone detto Mandeven e la famigerata Ruskenhoek, rimossa perché priva di vie di fuga. Altri importanti cambiamenti sono giunti nel 1984 dove la parte settentrionale ha perso un paio di chilometri di asfalto per poi essere ritoccato nel 2001 e nel 2006 dove il layout ha raggiunto forma e misure attuali.

Nei rispettivi campionati mondiali di GP e Superbike è la gara più settentrionale di tutto il calendario e anche per questo continua a suggestionare e copre il bacino d’utenza dell’Europa nord-occidentale. Per chi segue le corse dal vivo o per i tanti addetti ai lavori, assidui frequentatori del paddock, Assen concentra pregi e difetti come ogni cosa al mondo. Ma quali sono i punti positivi e quelli meno allettanti di una trasferta come questa?

Perché andare ad Assen

E’ un circuito storico, tempio della velocità, come lo chiamano gli olandesi “la cattedrale” e solo i più forti vincono ad Assen. Memorabili sono le vittorie di chi ha trionfato qui, tanto che per accedere al paddock si passa sotto la pista, attraverso il “tunnel of fame” sulla cui parete sono celebrati tutti i vincitori di gara del Motomondiale dal 1949 ad oggi e viene aggiornata continuamente con la foto in bianco e nero del trionfatore di turno. Leggendo i nomi dei protagonisti viene la pelle d’oca e ci si può rendere conto di quali campioni abbiano fatto la storia di questo tracciato. Ci sono poi episodi memorabili come il duello tra Carl Fogarty e Frankye Chili in Gara 2 della Superbike, stagione 1998, dove in sella alle loro Ducati 916 se le diedero di santa ragione, dentro e fuori dalla pista. Passando al Motomondiale, la vittoria del 1980 di Jack Middesburg, idolo di casa degli olandesi, che vinse la gara in sella ad una Yamaha 500 cc privata, il trionfo del 2006 di Nicky Hayden su Colin Edwards ottenuta all’ultima curva nell’anno del titolo mondiale, o l’unica vittoria di Ben Spies in MotoGP datata 2011. Nella conformazione mantenuta più a lungo, quella di oltre sette chilometri, il record sul giro di 2’02.443 siglato nel 1991 con la Suzuki RGV 500, appartiene ancora a un certo Kevin Schwantz.

Nonostante nel tempo sia stato modificato, il Dutch TT è sempre una pista difficile, impegnativa e le gare non sono mai scontate. Il suo fascino lo si percepisce a pelle e basta uno sguardo verso le tribune vuote per sentire la potenza e l’atmosfera che si crea in questa pista. E’ chiamato anche l’università della moto perché vincere ad Assen è da laureati della disciplina. Attualmente più conforme alla lunghezza dei circuiti impiegati nei campionati mondiali e con una serie di accorgimenti e vie di fuga che ne hanno aumentato la sicurezza, è ancora un circuito velocissimo con una parte iniziale lenta, il “motodrom” che richiede al pilota di saper guidare agilmente la sua moto per poi diventare un lungo percorso senza un vero rettilineo, ma caratterizzato da curve veloci fino al tornante opposto al settore lento, dopo il quale si sviluppa il tratto più veloce dove i piloti ottengono di fatto la prestazione a cronometro e tagliano il traguardo spesso con una volata finale.

Il calore del pubblico è unico, negli anni tra il 2020 e il 2021, a causa della pandemia il clima si è ridimensionato, non ci sono più le feste e il piccolo luna park, ma il pubblico giunge anche dalla Gran Bretagna in motocicletta per seguire la Superbike quanto il Motomondiale. Guardando le tribune piene, il colpo d’occhio è impressionante e il pubblico si trova a ridosso del passaggio delle moto creando una sensazione di partecipazione totale. I colori, le bandiere che sventolano continuamente e la passione che si respira nell’aria sono qualcosa di veramente unico e da provare almeno una volta nella vita. Assen è una festa e per tradizione, la gara del Van Drenthe si è disputata il sabato. Oggi, per ragioni televisive è spostata alla domenica, ma l’interesse del pubblico olandese è rimasto invariato.

Perché non andare ad Assen

Per chi ama o è abituato al caldo, il clima di Assen è pessimo, le giornate non sono mai uguali e si soffre. Non si sa mai con cosa partire in valigia e se piove è pioggia vera! Freddo e pioggia si alternano a schiarite e cielo sereno, ma la temperatura può essere piacevole in estate, quanto troppo mitigata da un vento costante, tipico di queste latitudini, capace di soffiare ininterrottamente. La vita nel paddock di Assen è stancante più per il dover sempre considerare il meteo e cosa indossare per non ammalarsi o patire troppo freddo o qualche raro momento di caldo che disorienta sull’abbigliamento. Nel 2019 la neve del sabato cancellò Gara1, tra le palle di neve di Alvaro Bautista e Johnny Rea.

Si mangia male! O si paga salato il conto del ristorante che cucina una carne meravigliosa o tutto quello che è slow food, street food e easy food è ridotto a wurstel e salse. Si può ripiegare sulle grosse catene come McDonald o su quelle “locali”, ma soprattutto è molto in voga la cucina internazionale che dal cinese al vietnamita, offre quello che si trova in tutto il mondo e di basso livello. La fortuna per gli addetti ai lavori è mangiare nelle hospitality del paddock dove in cucina ci sono tanti italiani e ottimi chef. Anche il catering della sala stampa lascia a desiderare. I panini di Assen si digeriscono a Portimão e la cena della domenica è un mix di sapori che solo la fame più nera e il presentimento che fino all’indomani si mangerà solo in quell’occasione, rendono il tutto edibile.

Fuori dal mondo. Se i Paesi Bassi sono uno stato ben collocato a livello europeo, con tanto di uno sviluppo economico e sociale tipicamente nordico, l’area circostante la pista e Assen è composta da fattorie, pascoli incorniciati da meravigliosi canali, campi di tulipani ma tolto ciò, è veramente difficile trovare uno svago serale senza andare a Groningen, che poco dista, ma impegna chiunque dorma nel paddock ad andare in auto fino al capoluogo dell’omonima provincia, per un paio di birre tra amici dopo una giornata intera di lavoro.

La tragedia dei collegamenti, alcuni giornalisti disertano la tappa per le troppa difficoltà a raggiungere in tempi e costi accettabili il posto. Solitamente, dopo un aereo, in questo caso dall’Italia per gli aeroporti di Eindhoven o Amsterdam, si può scegliere se arrivare a destinazione con un’auto a noleggio o con il treno, dato che la stazione di Assen dista solo cinque minuti di bus dalla pista. Sembra agevole, ma il traffico per chi gira in auto nelle principali arterie stradali dei Paesi Bassi è degno di qualsiasi tangenziale di casa nostra e il treno è tendenzialmente in ritardo se copre distanze maggiori tra una città e l’altra. In alcuni casi si cambia anche tre volte mezzo prima di giungere a destinazione. L’alloggio nei dintorni della gara è tendenzialmente costoso e si possono pagare centinaia di euro per tre notti in una normalissima mezza pensione da commedia all’italiana e diventa automatico per chi vive solo le giornate della manifestazione, stare nel paddock e dormire in camper piuttosto che sul camion di qualche team.

Pregi e difetti, Assen rimane sempre un mito delle corse in moto e nell’immaginario collettivo, un tempio della velocità e del motociclismo. Un giornalista di lungo corso, che ha vissuto per tanto tempo in Somalia, racconta di quanto sognasse con i compagni motociclisti di andare ad Assen a vedere il Gran Premio d’Olanda, una volta rientrati in Europa. Un motivo ci sarà.