Cosa sono e come funzionano i sensori di parcheggio

Scopri le caratteristiche dei sensori di parcheggio, quali sono le funzionalità, i pro e i contro.

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Redazione

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I sensori di parcheggio sono uno degli optional maggiormente apprezzati dagli automobilisti e, di conseguenza, una feature ormai sempre più presente sulle vetture, non solamente su quelle più costose, grandi o più difficili da guidare. Anche i più scettici, che hanno sempre considerato questi dispositivi degli oggetti secondari per le proprie automobili, si sono ormai convinti dell’importanza di questo investimento iniziale in termini di maggiore sicurezza, capace di rivalutarsi nel tempo grazie alla possibilità di risparmiare le spese future dal carrozziere.

Chi sceglie questa speciale tecnologia, infatti, si avvale di un prezioso aiuto durante la fase del parcheggio, che rappresenta uno dei momenti più critici per chi guida un’automobile, soprattutto se di grandi dimensioni e in città. Il grande vantaggio di questi dispositivi è quello di rendere estremamente più facile calcolare l’ingombro del proprio veicolo e, quindi, la distanza di esso dagli ostacoli esterni. In questo modo il guidatore può procedere con maggiore consapevolezza e sicurezza alla manovra di parcheggio, riducendo al minimo il rischio di colpire altre automobili o altri oggetti fisici e di danneggiare la carrozzeria (propria o altrui).

Nonostante il funzionamento dei sensori di parcheggio sia in linea di massima molto simile, è doveroso tenere a mente che ne esistono diverse tipologie. I modelli più evoluti di sistemi di parcheggio assistito, per esempio, offrono persino la possibilità di installare nel cruscotto o nello specchietto retrovisore una telecamera, che è in grado di riprendere in tempo reale e mostrare al guidatore gli ostacoli nei pressi dell’automobile.

È importante, quindi, conoscere bene le caratteristiche, le funzionalità e i vantaggi offerti da ciascuna tipologia di sensore di parcheggio, capire dove (e quando) è possibile montare questi dispositivi e sapere quali sono i costi. Solo in questo modo, infatti, si può procedere alla scelta ideale in base alle proprie specifiche esigenze. Questa guida è dedicata proprio ai sensori di parcheggio e spiega nel dettaglio cosa sono e a cosa servono questi particolari dispositivi, come funzionano e come si montano e, infine, in quale modo è possibile scegliere i migliori in relazione alla spesa richiesta.

Cosa sono i sensori di parcheggio auto e a cosa servono

I sensori di parcheggio sono dispositivi studiati e realizzati con la finalità di rendere più facile la fase di parcheggio per gli automobilisti. Generalmente, sono posizionati sul paraurti anteriore e/o su quello posteriore: nel primo caso si parla di sensori di parcheggio anteriori, mentre nel secondo di sensori di parcheggio posteriori. Nei più recenti sistemi tecnologici di parcheggio automatico, però, questi dispositivi sono presenti anche sulle fiancate dell’automobile.

Al fine di non intaccare il design della vettura, i sensori di parcheggio sono nascosti nel paraurti e, più in generale, nella carrozzeria del veicolo, in modo da non essere distinguibili alla vista dal resto della vettura e da ottenere così un migliore risultato dal punto di vista estetico. A prescindere dalla tipologia di sensore di parcheggio, il modo di comunicare col guidatore è generalmente sempre lo stesso: nel momento in cui il conducente dell’auto sta parcheggiando e il veicolo si avvicina a un’altra vettura oppure a un altro ostacolo nelle sue vicinanze, i sensori di parcheggio emettono un segnale acustico che si fa via via sempre più frequente e/o intenso all’avvicinarsi all’oggetto esterno.

Quando ci sono più rilevatori collocati su varie parti della vettura, per esempio in presenza di sensori di parcheggio anteriori e posteriori, la tonalità dell’avviso acustico è differenziata. I sensori posteriori si attivano solo al momento in cui viene innestata la retromarcia. Generalmente, inviano il primo avviso quando l’automobile si trova a una distanza inferiore a 1,5 metri da un ostacolo esterno.

In alcune tipologie di sensori di parcheggio, l’avviso acustico è sostituito o affiancato da spie luminose sul cruscotto di colore giallo e rosso. Nei dispositivi più moderni ed elaborati, i sensori di parcheggio possono “comunicare” col cliente anche attraverso un display, dove vengono evidenziate sulla sagoma dell’automobile (anche, come detto, tramite l’ausilio di una telecamera in dotazione alla vettura) le parti precise del veicolo che si stanno approssimando all’ostacolo. In questo caso si parla di sensori di parcheggio con controllo video.

Come funzionano i sensori di parcheggio: le varie tipologie

Abbiamo brevemente accennato al modo in cui i sensori di parcheggio comunicano al guidatore quanto (e come) l’automobile è vicina a un ostacolo esterno. È arrivato ora il momento di approfondire più nel dettaglio il modo in cui questi dispositivi percepiscono l’ostacolo esterno, sia esso un’altra automobile o un altro oggetto fisico. È questo, infatti, il principale elemento differenziante tra le varie tipologie di sensori presenti attualmente sul mercato.

Il principio di base dei più comuni sensori di parcheggio è quello dei sonar: i rilevatori di distanza emettono delle onde sonore a ultrasuoni che vengono riflesse dagli ostacoli che si trovano nelle vicinanze della vettura. La centralina del sistema misura il tempo impiegato dalle onde sonore per ritornare ai sensori e, in questo modo, determina con precisione la distanza dall’ostacolo, comunicandola al guidatore.

In base a questo calcolo, infatti, i sensori di parcheggio a ultrasuoni forniscono le indicazioni utili per il parcheggio al guidatore, tramite gli avvisi acustici (sempre più frequenti e/o intensi via via che ci si avvicina all’ostacolo, fino a diventare un suono continuo nel momento in cui la distanza ha raggiunto il limite di sicurezza), i led gialli e rossi (che si accendono in maniera progressiva) o le altre metodologie più sofisticate attualmente sviluppate.

I sensori di parcheggio elettromagnetici rappresentano una particolare innovazione nel campo dell’automotive. In dispositivi di questo tipo, al posto dei sensori a ultrasuono, è presente all’interno del paraurti una striscia adesiva che, quando viene attivata dalla centralina elettronica, genera un campo elettromagnetico. In presenza di ostacoli esterni, viene inviato un segnale alla centralina che, a sua volta, emette un avviso per avvertire il guidatore del pericolo di impatto.

C’è una terza tipologia di sensori di parcheggio di cui fanno parte i modelli più sofisticati attualmente presenti sul mercato: sono i sensori di parcheggio wireless. Come si può facilmente evincere dal loro nome, questi particolari sensori comunicano col display interno tramite la tecnologia Wi-Fi, non richiedendo l’uso di cavi.

Sensori di parcheggio: montaggio, tipi, vantaggi e svantaggi

Generalmente, come detto a inizio guida, i sensori di parcheggio sono inclusi tra i vari optional che l’acquirente di un’automobile può scegliere al momento dell’acquisto. Nell’eventualità in cui, però, si decida inizialmente di rinunciarvi come optional o si disponga già di una vettura priva di essi, è possibile dotare il proprio veicolo di questi dispositivi anche in un secondo momento, acquistando uno dei tanti kit di sensori di parcheggio disponibili sul mercato e procedendo all’installazione. È necessario sapere che la procedura si differenzia in base alla tipologia di sensore di parcheggio scelto.

Per chi desidera montare sensori di parcheggio a ultrasuoni sulla propria automobile, il primo consiglio è quello di verniciarli dello stesso colore del paraurti, in modo tale da favorire una migliore resa estetica. A livelli pratico, per il montaggio dei sensori di parcheggio bisogna tracciare una linea sul paraurti a un’altezza indicativa compresa tra i 50 e i 70 centimetri da terra, forare il paraurti per l’inserimento dei sensori, individuare il cavo che si connette alla luce della retromarcia, inserire un cavo nell’occhiello collegato al fanale, collocare la centralina nel cofano posteriore, collegare i cavi dei singoli sensori e, infine, montare il display sul cruscotto (facendo passare il cavo sotto la pedaliera).

I sensori di parcheggio elettromagnetici si lasciano preferire a quelli a ultrasuoni perché, per l’installazione degli stessi, non c’è bisogno di praticare alcun foro sul paraurti dell’automobile. Al posto dei singoli sensori, infatti, all’interno del paraurti viene collocata una striscia adesiva (realizzata in differenti materiali, come per esempio il vetro o la ceramica). Questa particolare tipologia di sensori ha il grande vantaggio di non richiedere interventi particolarmente invasivi sulla carrozzeria dell’automobile, ma hanno un costo generalmente più alto rispetto alla versione a ultrasuoni.

I sensori di parcheggio wireless sono posizionati su un porta-targa ad hoc e sono alimentati dalla luce di illuminazione della targa. Il display interno, invece, con cui i sensori comunicano tramite la tecnologia Wi-Fi, è alimentato attraverso lo slot accendisigari dell’automobile. In questo caso, come per i sensori di parcheggio elettromagnetici, in fase di montaggio non è necessario praticare fori sulla carrozzeria del veicolo. L’installazione, inoltre, è più rapida e pratica. Anche per quanto riguarda i sensori di parcheggio wireless, però, a una tecnologia più sofisticata sono connessi costi maggiori rispetto ai più tradizionali sensori a ultrasuoni.

Oltre ai costi non particolarmente bassi, un altro possibile svantaggio legato all’uso dei sensori di parcheggio wireless è il fatto che essi dipendono dalla stabilità del segnale Wi-Fi. C’è, inoltre, la possibilità che i dispositivi di questo tipo si rivelino meno precisi.

Più in generale i sensori di parcheggio, di qualunque tipo essi siano, richiedono un po’ di pratica prima di arrivare a riuscire a stimare in maniera precisa la distanza dagli ostacoli esterni sulla base degli avvisi dei dispositivi. Una volta però che si è riusciti a far pratica, l’uso dei sensori di parcheggio può rivelarsi un’autentica svolta per chi guida un’automobile particolarmente voluminosa e ha difficoltà in fase di parcheggio.