Multe, rischi e class action: cosa sapere sul caso Volkswagen

Sono tanti i punti dello scandalo Volkswagen che riguardano gli automobilisti: ecco quali

Motore diesel Volkswagen 2.0 TDi “common rail”, ovvero EA 189: ecco il grande imputato dello scandalo emissioni che sta travolgendo il colosso tedesco dell’automobilismo. Ma, conosciuto il ‘colpevole’, restano tante cose da sapere per fare chiarezza. Vediamo le FAQ più importanti.

Come so se la mia macchina ha proprio quel motore?
Il 2.0 TDi è montato su una vasta gamma di auto Volkswagen, Audi, Skoda e Seat e non è ancora chiaro quali siano quelli che circolano in Italia. Di sicuro non si tratta di motori precedenti al 2009 né successivi al settembre 2014, da quando è entrato l’obbligo di commercializzazione dei nuovi modelli solo se Euro 6 e quindi le nuove diesel in vendita sono a norma. Se avete invece una macchina più vecchia,  verificate sul libretto la sigla riportata alla lettera V.9 del riquadro 2 o nel riquadro 3: se si legge “715/2007*692/2008”, allora l’auto è una “Euro 6” e non rientra certamente fra quelle ‘incriminate’.

Il motore è pericoloso?
No: complice il software presente su Golf e Jetta testate negli Stati Uniti, si è scoperto che il motore ‘barava’ sulle emissioni ma non comporta rischi per chi guida una macchina che lo monta. In sostanza, se siete al volante di uno dei modelli incriminati, consumate e inquinate più del previsto ma, oltre a ciò, non correte pericoli.

Cosa devo fare se guido una macchina con il motore ‘incriminato’?
Al momento Volkswagen (né le altre case del gruppo che utlizzano lo stesso motore, ovvero Audi, Skoda e Seat) hanno comunicato novità. Spetta comunque all’azienda produttrice ‘richiami’ la macchina per un’eventuale modifica della centralina.

Mi possono multare la mia macchina ha il 2.0 Tdi Ea 189?
No, non ci sono sanzioni previste per l’automobilista. Diverso il discorso per la Volkswagen, che rischia una muta di oltre 18 milioni di dollari dalle autorità americane.

Ho diritto ad un indennizzo in caso di richiamo?
No: la casa dovrà revisionare gratuitamente che monta il motore ‘incriminato’ ma non son previsti indennizzi. Non è da escludere però che Codacons o Associazioni di consumatori possano organizzare class action per richieste di danni: negli Stati Uniti sta già accadendo e anche Graziano Delrio, Ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, ha aperto all’ipotesi: “Class action? E’ possibili: non si può prevedere ma è certamente possibile”.

Le autorità potrebbero ritirarmi la macchina?
Al momento sembra un’ipotesi remota. Il Ministro dei trasporti italiano ha avviato un’indagine sul caso e il ministro Gian Luca Galletti ha chiesto informazioni sulle vetture motorizzate con l’EA 189 nel Belpaese, arrivando ad affermare che “Bisogna valutare lo stop delle vendite e il ritiro delle vetture” in caso di dati alterati anche sul nostro mercato. Però, come affermato, sembra davvero un’ipotesi remota.

E’ vero che ci sono anche motori BMW irregolari?
Al momento non risulta. Nei giorni scorsi il media tedesco Auto Bild aveva avanzato l’ipotesi che anche la casa bavarese aveva operato per ‘truccare’ le emissioni del suv X3 xDrive 20d durante i test, facendole risultare di 11 volte inferiori al reale. L’indiscrezione ha fatto perdere a BMW il 10% in borsa, nonostante da Monaco si siano affrettati a smentire tutto: “BMW non manipola i suoi veicoli: non fa distinzioni fra strada e test di laboratorio”. In seguito è arrivata la ‘retromarcia’ di Auto Bild, che ha chiarito di non aver mai avuto sottomano i dati precisi sui test ‘incriminati’: in sostanza si è trattato di ipotesi senza prove concrete. Intanto filtrano indiscrezioni che riguardano altri motori Bmkw, Mercedes e Peugeot: finora, però senza conferme.

Questi test per le emissioni sono affidabili?
Difficile dirlo. Di sicuro quello della mappatura del software del 2.0 TDi è solo uno dei modi più voluti per non far risultare valori reali nei test. Secondo un rapporto del 2013 dell’Ong belga Transport and Environment ci sono infatti almeno 20 trucchi ‘creativi’ ma tutto sommato legali che tutti i costruttori utilizzano per beffare il regolamento dei test, regolamento per tanti aspetti ormai obsoleto. Ad esempio si sigillano le auto per minimizzare la resistenza all’aria oppure si utilizzano lubrificanti speciali per aumentare l’efficacia del motore. Alla fine, il risultato, sempre secondo Transport and Environment, è che “il consumo dichiarato è inferiore di almeno il 25% a quello reale, ma in alcuni casi si arriva al 50%. Questo può aggiungere fino a 2.000 euro di carburante alla spesa nel ciclo di vita dell’auto”.