Si può guidare la moto di un altro? Consigli e rischi

Il Codice della Strada prevede la possibilità di guidare un mezzo intestato a terze persone, ma con alcuni limiti e responsabilità precise: ecco cosa si rischia

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Redazione

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La normativa italiana consente di guidare una moto intestata a qualcun’altro, ma con limiti precisi e responsabilità ben definite. La situazione cambia sensibilmente in base a chi è l’intestatario del mezzo preso in prestito: guidare la moto di un familiare convivente è cosa ben diversa dal mettersi alla guida della due ruote di un amico, magari per provarla su strada. Vediamo quindi quali sono le cose da sapere prima di decidere di prestare la moto a qualcuno.

Guidare la moto di un altro: che dice la legge

Il Nuovo Codice della Strada tratta la questione nell’articolo 94, al comma 4-bis, entrato in vigore il 3 novembre del 2014. Qui si dispone che tutti gli atti da cui derivi una modifica dell’intestatario della carta di circolazione, oppure “che comportino la disponibilità del veicolo, per un periodo superiore a trenta giorni, in favore di un soggetto diverso dall’intestatario stesso” vanno dichiarati entro 30 giorni al Dipartimento per i trasporti, la navigazione e i sistemi informativi e statistici per consentire l’annotazione sulla carta di circolazione.

Ciò significa che se si utilizza un mezzo, un’auto oppure una moto, in maniera esclusiva e personale per oltre un mese, è necessario far aggiungere il proprio nome sulla carta di circolazione. La multa, in caso di mancato aggiornamento della carta, va da un minimo di 728 a un massimo di 3.636 euro.

La situazione cambia se la moto in prestito è intestata a un familiare convivente, che sia il coniuge, un figlio, un genitore o qualunque altro parente presente nello stato di famiglia del proprietario del mezzo. In questo caso non c’è bisogno di alcuna formalità, ed è possibile quindi guidare la moto per tutto il tempo che lo si desidera senza apportare modifiche alla carta di circolazione – soprattutto senza correre il rischio di incorrere in multe salate.

Moto in prestito, quali sono i rischi

Prudenza è la parola d’ordine, quando un’altra persona si mette alla guida della nostra moto, sia che si tratti di un prestito lungo – di quelli che superano i 30 giorni e che quindi impongono l’aggiornamento del libretto di circolazione – sia che si tratti di una semplice prova di qualche ora.

Se il pilota dovesse incorrere in una sanzione per violazione al Codice della Strada senza la possibilità di contestarla immediatamente, il verbale verrà notificato al proprietario della moto, insieme all’onere di comunicare i dati anagrafici del conducente per non perdere punti sulla patente. In ogni caso, l’intestatario rimane in parte responsabile “in solido”, a meno che non possa dimostrare che la moto è stata presa in prestito a sua insaputa.

Nel caso di sinistri e incidenti, la situazione si complica ulteriormente: se si dovesse incappare in un sinistro senza colpa, ci penserà l’assicurazione del responsabile come nella prassi. Nel caso di un incidente con colpa, spetterà comunque all’utilizzatore del veicolo farsi carico di eventuali conseguenze, amministrative o penali.

I danni a terzi saranno in quel caso a carico dell’assicurazione del mezzo, e di conseguenza sarà l’intestatario della polizza a subire eventuali aumenti del premio. Tutto dipende poi dal tipo di polizza stipulata, che potrebbe per esempio prevedere l’uso esclusivo del veicolo e quindi negare in termini la possibilità di prestare la moto.

Insomma, se si intende prestare la propria moto a lungo termine a un amico, o a qualcuno che sappiamo ne farà miglior uso di noi, specie da quando è impossibile sospendere l’assicurazione, è bene valutare bene tutte le variabili in campo, a partire dalla possibilità di aggiornare la carta di circolazione.