Guidare l’auto di un altro: cosa si rischia

Capita spesso di prestare la propria macchina a un amico oppure a un figlio o un familiare, si può fare, ma è bene sapere come evitare spiacevoli inconvenienti

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Laura Raso

AUTOMOTIVE SPECIALIST

Cresciuta nel paese della Moto Guzzi, coltiva la passione per i motori e trasforma l’amore per la scrittura in lavoro, diventando Web Content Editor esperta settore automotive.

Ci sono alcuni aspetti importanti da considerare nel momento in cui si decide di prestare la propria auto a un altro soggetto. Si può fare, nullo lo vieta, e si tratta comunque di una decisione personale, ma raccomandiamo di farlo in maniera consapevole, per evitare danni e problemi.

Si può guidare l’auto di un’altra persona

Capita spesso di guidare la macchina intestata a un altro soggetto, è una pratica comune, soprattutto in famiglia. Spesso i figli neopatentati, che ancora non hanno un mezzo proprio, guidano la vettura intestata alla mamma o al papà.

Lo stesso accade a professionisti e autotrasportatori, che guidano veicoli intestati alla società per cui lavorano. Non fidatevi di chi dice che la legge vieta questa pratica, non è assolutamente così: nessuno verrà punito per l’illecito commesso. Ci sono comunque degli accorgimenti da tenere presente, che non tutti sanno o a cui non badano.

Attenzione: la prima cosa da sapere in assoluto è che il proprietario dell’auto prestata, resta comunque responsabile per eventuali multe o sinistri stradali, insieme al conducente.

Che cosa dice la legge a riguardo

L’articolo 94, comma 4-bis, del Codice della Strada non indica l’impossibilità di prestare la propria vettura o di guidare l’auto di un altro soggetto, ma si riferisce all’uso continuativo del mezzo a motore.

È importante quindi sapere che – per legge – possiamo metterci al volante di un veicolo intestato a terzi senza rischiare alcuna multa, ma è necessario regolarizzare il rapporto se il conducente guida veicoli intestati ad altri in maniera continuativa e per lunghi periodi.

Guidare l’auto di un familiare oppure l’auto aziendale: cosa cambia

Come abbiamo già detto, è assolutamente possibile guidare auto intestate a un familiare o convivente. E questo è lecito, senza limiti di tempo; le Forze dell’Ordine in questi casi non possono multare il soggetto al volante, se diverso dal proprietario, se c’è un rapporto di familiarità e convivenza. Tali rapporti risultano all’anagrafe del Comune.

Discorso differente invece per gli amici, o meglio: anche in questo caso è possibile guidare l’auto di un altro soggetto senza incorrere in sanzioni. L’unica cosa da sapere è che, nel caso in cui i soggetti non risultino essere conviventi, oltre i 30 giorni scatta l’utilizzo continuativo e prolungato ed è obbligatorio segnare il nome dell’altro conducente sulla carta di circolazione del mezzo. In caso contrario si rischia una multa da un minimo di 728 a un massimo di 3.636 euro oltre al ritiro della carta di circolazione.

Per le auto aziendali cambia tutto. Il dipendente guida la vettura con cui si sposta tutti i giorni per motivi di lavoro. Per legge, se l’utilizzo supera il periodo di 30 giorni consecutivi, bisogna modificare le intestazioni dei documenti di circolazione, comunicando i dati alla Motorizzazione Civile.

Chi non rispetta questo obbligo rischia una multa di 705 euro e il ritiro della carta di circolazione.

Che cosa succede in caso di incidente

Se il soggetto che guida l’auto di proprietà di un altro è coinvolto, con o senza colpa, in un sinistro stradale, allora bisogna sapere che – per il Codice Civile – il proprietario del veicolo ha la responsabilità oggettiva.

L’auto per legge deve essere coperta da regolare polizza RCA. Se il suo veicolo ha causato l’incidente, allora il soggetto è tutelato ma subirà un aumento della classe di merito, e probabilmente anche del premio da versare.

Nel caso in cui chi guida l’auto di un altro subisce un sinistro per colpa di un terzo, allora verrà risarcito dall’assicurazione, in caso di lesioni, insieme al proprietario del mezzo, per danni all’auto.