La catalogazione delle auto genera sempre molta confusione tra i guidatori meno esperti, ma distinguerle è a volte di vitale importanza. In Europa, diversamente dal mercato Nord Americano, regolato dal trattato NAFTA che norma il libero scambio commerciale tra i paesi aderenti, la classificazione avviene in base alle dimensioni dei veicoli attraverso una numerazione alfabetica. Le auto del segmento b sono quelle di seconda classe.
Le auto del segmento b sono le small cars, utilitarie di piccole dimensioni definite anche Supermini dall’ Euro NCAP, ovvero il programma di un ente privato europeo per la valutazione dei nuovi modelli di automobili in termini di sicurezza passiva, tramite l’introduzione di protocolli di prova. Questa classificazione però tende a parificare il segmento b al segmento a.
L’avvento delle utilitarie è relativamente recente. La prima auto italiana, appartenente al segmento b, ad essere commercializzata fu la Fiat 500 Topolino Giardiniera. In seguito sempre ad opera della casa automobilistica torinese, vennero commercializzate utilitarie quali la Fiat 600 Multipla, la Fiat 500 Giardiniera e infine ad opera del brand Autobianchi, la Bianchina Panoramica.
Durante gli anni Settanta, il concept delle auto del segmento b cambiò. Le autovetture furono progettate a due volumi con portellone posteriore e questo lo si può notare in modelli come la Autobianchi A112, la Fiat 127 e la Peugeot 104. La definizione di utilitaria si ampliò, arrivando ad essere definita come una autovettura di piccole dimensioni e bassa cilindrata con un costo di acquisto ed esercizio conveniente.
Le auto del segmento b attuali sono veicoli con una forte vocazione cittadina, spaziosi e dimensionalmente più grandi rispetto alle superutilitarie. Nonostante la loro vocazione, questa tipologia di automobili dimostra di essere duttile, in grado di reggere anche viaggi lunghi. Tale duttilità spiega il suo successo di vendite che non accenna ad arrestarsi neanche in questi anni di crisi economica.
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