Non solo nuove motorizzazioni o fonti di alimentazione alternative alla benzina e diesel. Lo sviluppo nel settore automobilistico passa anche e soprattutto dagli pneumatici.
Negli ultimi mesi hanno conquistato la ribalta della cronaca due tipologie di gomme che, a dire dei produttori, dovrebbero dominare il futuro del settore. Da un lato abbiamo il Bridgestone Turanza QuiteTrack, pneumatico che “annulla” il rumore generato dal veicolo in corsa e rende ancora più silenziose le auto elettriche. Dall’altro Michelin ha presentato Uptis, gomma airless e indistruttibile, capace di attraversare un “letto di chiodi” senza che ci sia bisogno di fermarsi e cambiarla.
L’ultima novità in tema di gomme arriva sempre dal Giappone e strizza l’occhiolino al rispetto ambientale e all’efficientamento energetico dei veicoli. Il dipartimento ricerca e sviluppo del gruppo Sumitomo Rubber Industries, quinto produttore al mondo di pneumatici (possiede i marchi Dunlop e Falken, tra gli altri), ha ideato un sistema di recupero dell’energia cinetica da impiantare direttamente nella camera d’aria del copertone. Analogo a quello utilizzato dalle auto elettriche per il recupero dell’energia in frenata, questo sistema potrebbe essere utilizzato per alimentare direttamente alcuni sensori presenti all’interno del veicolo.
Il sistema messo a punto dagli scienziati giapponesi permette di recuperare l’energia dispersa da uno pneumatico che si deforma a contatto con il bitume della strada. Questa tecnologia, chiamata Energy Harvester, trasforma l’energia elettrostatica che si forma dall’attrito della gomma sull’asfalto in energia elettrica utilizzabile immediatamente all’interno del sistema elettrico ed elettronico del veicolo. Il merito è di alcuni cristalli piezoelettrici capaci di “generare” energia ogni volta che vengono compressi da qualche forza esterna.
Il dispositivo che consente il recupero dell’energia è stato ideato da un gruppo di ingegneri giapponesi diretti dal Professor Hiroshi Tani, della Kansai University. Affinché possa funzionare a dovere, il sistema deve essere “affogato” nella carcassa dello pneumatico così da entrare in funzione non appena viene rilevata la minima pressione esterna capace di generare un flusso elettrico.
Ma come può essere riutilizzata questa energia all’interno dell’automobile? Ovviamente, un sistema di questo genere non è in grado di recuperare corrente elettrica a sufficienza per ricaricare una batteria di un’auto elettrica. Secondo gli ingegneri giapponesi, però, la carica è più che sufficiente per alimentare alcuni sensori del mezzo. Ad esempio, potrebbe rendere “energeticamente autosufficienti” i sensori per misurare la pressione delle gomme.