Inquinamento dell’aria, in Lombardia non è solo colpa delle auto: lo studio

Interessante analisi da parte di Arpa Lombardia sulle condizioni dell’aria durante il lockdown

Quello che in molti pensavano alla fine si è rivelato parzialmente vero. L’innalzamento o meno delle polveri sottili non dipendono solo dalle emissioni delle auto ma in parte da loro e in parte da altri fattori. Questo lungo periodo di lockdown ha permesso all’Agenzia Regionale della Lombardia di fare dei test sull’aria in condizioni uniche.

Dallo studio è emerso che la riduzione del traffico ha inciso in maniera importante sul calo delle concentrazioni  di biossido di azoto (NO2), monossido di azoto (NO) e benzene, cioè di tutti quegli inquinanti legati direttamente al traffico veicolare. “Per il biossido di azoto (NO2) e ancora più per il monossido di azoto (NO) e per il benzene – spiega Arpa – le concentrazioni rilevate si sono sensibilmente ridotte e, in alcune stazioni, risultano perfino inferiori ai valori più bassi registrati in ciascun giorno di calendario nel periodo di osservazione nei dieci anni precedenti. In questo caso è quindi più evidente l’effetto della riduzione delle emissioni”.

Riguardo invece ai valori di PM10 e PM2.5, i dati del mese di marzo, evidenziano un alternarsi di giornate con concentrazioni più alte e altre con valori inferiori.

Lo studio di Arpa Lombardia ha evidenziato i tre fattori che influenzano gli inquinanti: un fattore primario come la riduzione delle emissioni (in particolare dal settore trasporti), dei fattori secondari come la variazione delle condizioni meteorologiche e infine le condizioni ambientali che influiscono sulle reazioni chimico-fisiche in cui sono coinvolti gli inquinanti.

‘’Nel bacino padano, – è la conclusione di Arpa Lombardia – la riduzione rilevata per il particolato è influenzata in modo significativo dalla presenza della componente secondaria. Infatti, si è osservato che le drastiche riduzioni di alcune sorgenti non sempre hanno impedito il superamento dei limiti, pur contribuendo a ridurne l’entità

Due eventi di marzo, durante il lockdown in Lombardia, spiegano più chiaramente l’influenza meteorologica sulla concentrazione di particolato:”Dal 18 al 20 marzo si è registrato un incremento significativo di polveri sottili in gran parte della regione, nonostante la riduzione dei flussi di traffico e di parte delle attività industriali, è risultato chiaro il contributo della della situazione meteorologica più favorevole all’accumulo. Infine, anche l’episodio del 28 e 29 marzo – quando a causa del trasporto di particolato di origine desertica dalle regioni asiatiche (come confermato dal modello globale Copernicus Atmosphere Monitoring Service), le concentrazioni di PM10 sono risultate molto elevate a fronte di un aumento inferiore delle concentrazioni di PM2.5 – mostra in modo chiaro la complessità dei fenomeni correlati alla formazione, al trasporto e all’accumulo di particolato atmosferico”.

L’assessore lombardo all’Ambiente e Clima Raffaele Cattaneo ha commentato: “L’emergenza e la progressiva adozione delle misure di contenimento del virus ha determinato una situazione straordinaria e irripetibile in condizioni ordinarie. Dai dati analizzati e’ possibile osservare come sul particolato la variabile meteorologica rimanga predominate nel determinare gli andamenti, nonostante una ovvia riduzione collegata alle minori emissioni”