Mercato Europeo dell’auto in movimento. Riconversione Industriale è la parola d’ordine

Strategie e necessità: il punto della situazione raccontato dal Direttore Generale UNRAE Andrea Cardinali

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Serena Cappelletti

Giornalista e Automotive Specialist

Giornalista, autrice e conduttrice di programmi tv, PR specializzata, sempre nel settore dell'Automotive. L'ultima esperienza l’ha vista responsabile della comunicazione dell'Autodromo Nazionale Monza. Interviste esclusive, prove auto e un nuovo format video: Serena è il volto [e la voce] di Virgilio Motori.

Il mercato europeo dell’auto è sceso a luglio ed è risalito, anche se di poco, ad agosto. Nello scorso mese di luglio i dati dei 30 paesi (UE più Regno Unito e EFTA) segnano 874.947 unità immatricolate (-10,6% rispetto a 978.923 veicoli di luglio 2021), mentre ad agosto con 748.961 unità si registra un recupero del 3,4% sulle 724.582 immatricolazioni di agosto 2021. Il dato complessivo dei primi otto mesi ammonta a 7.221.379 unità, pari a un calo dell’11,8% e a una perdita di circa 970.000 veicoli rispetto a 8.188.966 unità del periodo gennaio-agosto 2021.

L’andamento generale è replicato anche dai cinque mercati più grandi, tutti in flessione a luglio e in recupero ad agosto. La Germania segna -12,9% a luglio e +3% in agosto, il Regno Unito rispettivamente -9% e +1,2%, la Francia -7,1% e +3,8%, la Spagna -12,5% a luglio e un più sostenuto +9,1% ad agosto. L’Italia, che, come è noto, ha -0,8% a luglio e +9,9% ad agosto, nella somma dei primi otto mesi mantiene ancora la performance peggiore con -18,4% contro -10,9% medio degli altri quattro mercati.

Nei mesi di luglio e agosto nei Major Markets la quota totale di auto con la spina (elettriche e ibride plug-in) è in discesa, con l’eccezione della Germania dove sale di un punto al 27%, mentre scende al 19,7% in Francia, al 18% nel Regno Unito, al 7,9% in Spagna e al 7,5% in Italia che resta all’ultimo posto.

I dati non lusinghieri del nostro Paese sono commentati dal Direttore Generale dell’UNRAE Andrea Cardinali: “Il settore automotive sta attraversando una transizione epocale che trasformerà profondamente domanda e offerta, ma per vari motivi in Italia questa transizione stenta a decollare, e secondo alcuni osservatori rappresenta una seria minaccia per il futuro della filiera”.

Per Cardinali, “la riconversione industriale – ormai inevitabile – potrebbe avvenire senza troppi danni se il mercato tornasse ad essere florido e virasse con decisione verso le nuove alimentazioni, rendendo il nostro Paese più attrattivo per gli investitori stranieri”.

L’Italia, infatti, pur con il frequente alternarsi di governi diversi, “beneficia di una sostanziale stabilità e sicurezza, di una tradizione consolidata, di una manodopera qualificata con una formazione di eccellenza, senza contare i fondi del PNRR: requisiti che la rendono possibile destinazione di investimenti diretti esteri nel settore, anche da parte dei Costruttori che UNRAE rappresenta”.

“Ma per attrarre nuove produzioni – aggiunge Andrea Cardinali – è importante una buona salute della domanda e l’Italia, dopo essere stata il secondo mercato dell’auto in Europa – con volumi pari al 70% della Germania principale mercato – da 12 anni è scesa al quarto posto, con dimensioni ridotte a circa la metà del numero uno”.

“E un rilancio strutturale della domanda passa necessariamente attraverso una fiscalità dell’auto meno penalizzante. Nello specifico – spiega il Direttore Generale dell’UNRAE – le auto aziendali dovrebbero usufruire di una detraibilità IVA più vicina alla normativa europea, secondo la proposta in chiave “green” sostenuta da un fronte molto ampio di stakeholder, ma anche di una deducibilità dei costi in linea con i maggiori mercati stranieri: sono riforme non più rinviabili, nella nuova legislatura che sta per iniziare”.