Elettrico o non elettrico? Questo è il dilemma!

Solo elettrico per la decarbonizzazione della mobilità europea sembra non essere più sufficiente. E’ dibattito in Italia e in Europa contro lo stop ai motori a benzina e diesel al 2035 e la filiera della mobilità ne paga le conseguenze.

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Serena Cappelletti

Giornalista e Automotive Specialist

Giornalista, autrice e conduttrice di programmi tv, PR specializzata, sempre nel settore dell'Automotive. L'ultima esperienza l’ha vista responsabile della comunicazione dell'Autodromo Nazionale Monza. Interviste esclusive, prove auto e un nuovo format video: Serena è il volto [e la voce] di Virgilio Motori.

L’esigenza di adottare una visione realistica sui cambiamenti e sulla transizione ecologica in atto, privilegiando la neutralità tecnologica, le eccellenze industriali e l’indipendenza energetica”. È stato questo il tema al centro della tavola rotonda a porte chiuse dal titolo “Mobilità e futuro, è scontro con l’UE”, che ieri sera ha visto il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto confrontarsi con i rappresentanti del mondo della mobilità.

Pichetto si è confrontato con i rappresentanti della filiera della mobilità nel corso della tavola rotonda Mobilità e futuro, è scontro con l’UE, rispondendo alle domande degli altri relatori sull’esigenza di avere una visione realistica dei cambiamenti in atto, privilegiando la neutralità tecnologica, le eccellenze industriali e l’indipendenza energetica.

Nei suoi interventi il Ministro ha evidenziato come “il Governo è convinto che in futuro l’elettrico giocherà un ruolo significativo e su questa sfida l’Italia è oggi impegnata. L’elettrico non può però costituire l’unica alternativa e per questo abbiamo sostenuto a livello europeo che a noi non sta bene il divieto di immatricolazioni al 2035 di nuove vetture che non siano elettriche.  Abbiamo chiesto di tenere conto anche di altre tecnologie, come l’idrogeno e i biocarburanti. Abbiamo un sistema produttivo, con diverse centinaia di migliaia di lavoratori complessivi, che deve essere accompagnato e un sistema distributivo che dovrà essere totalmente reimpostato. Bisogna andare al di là delle tifoserie pro e contro l’elettrico. L’Unione Europea rappresenta un modello di consorzio in cui ognuno ragiona e porta avanti i propri interessi. Con la Germania stiamo portando avanti un confronto attivo, con l’obiettivo di affiancare alla tecnologia elettrica anche alternative come idrogeno e biocarburanti. Stupisce la retromarcia espressa da Frans Timmermans in alcune dichiarazioni pubbliche in Italia rispetto al futuro solo elettrico. Una valutazione sugli eco-incentivi, oggi in vigore, va fatta per renderli più efficaci; vanno costruiti su un disegno di mercato che punti alla decarbonizzazione, togliendo dalla strada euro 0-1-2. Va posta in agenda una riforma sulla fiscalità dell’auto aziendale, attraverso un dialogo con la filiera dell’auto, e attraverso un allineamento a quello che avviene in Europa sul fronte della detraibilità dell’IVA delle flotte. Sono convinto che le flotte possano dare un contributo significativo alla decarbonizzazione. Il nostro Paese è oggi meno dipendente dalla Russia sul fronte energetico, grazie a un’opera di diversificazione e a una graduale crescita delle energie rinnovabili. Entro il 2030 puntiamo a una produzione da rinnovabili pari a due terzi del nostro fabbisogno”.

In questo scenario sempre più complesso e confuso cerchiamo di fare chiarezza. Come sempre attraverso l’istituzione con il Presidente dell’Unare, Michele Crisci, per capire meglio lo scenario che stiamo vivendo e le reali prospettive future.

Michele Crisci, Presidente di Unrae, ha riconosciuto il ruolo avuto dal Governo nell’apertura del dibattito sul 2035: “Come Associazione siamo per la neutralità tecnologica e vediamo di buon grado la visione del Governo e l’impegno per accompagnare la transizione. È ora anche di mettere mano alla fiscalità dell’auto aziendale per promuovere la transizione”.

Tutti i dettagli nella nostra intervista in esclusiva.