Effetto porpoising: perché le vetture di Formula 1 saltellano

Si parla molto in questi giorni dell’effetto porpoising e di quanto può essere pericoloso per i piloti di Formula 1

Durante i primi test a Barcellona sulle monoposto del Mondiale di Formula 1 a febbraio si è tornati a parlare di effetto porpoising, un termine che viene usato per definire il saltellamento delle auto sul fondo stradale, le oscillazioni delle gomme sull’asfalto. Si tratta di lievi ma continui “rimbalzi” che però preoccupano i piloti.

Mattia Binotto e la Ferrari infatti lamentano questa situazione, che potrebbe addirittura arrivare a mettere a repentaglio la vita dei piloti al volante delle monoposto.

Che cos’è l’effetto porpoising

Si tratta di un fenomeno che non possiamo definire nuovo, anzi. Già nel 2001 infatti, come ricorda il dottor Dino Altmann, presidente della commissione medica della FIA, ricorda che la gara cart in Texas fu sospesa perché i piloti lamentavano vertigini. Questo potrebbe essere stato causato dal fenomeno del porpoising, visto che anche oggi diversi campioni al volante delle monoposto riferiscono di aver avuto emicranie causate proprio dal saltellamento della macchina che, anche secondo il dottor Riccardo Ceccarelli – a capo di Formula Medicine – è causa di stress fisico notevole.

Mattia Binotto ha sottolineato che la problematica, fino ad oggi, potrebbe essere stata sottovalutata da varie scuderie: “Penso che la maggior parte di noi abbia almeno sottovalutato il problema e ora siamo in fase di apprendimento. La soluzione è teoricamente semplice, ottimizzando le prestazioni cercando di evitare il rimbalzo della monoposto. Ma all’atto pratico potrebbe risultare essere un esercizio meno facile di quanto si creda. Sono abbastanza sicuro che a un certo punto la squadra arriverà alla soluzione, ma non sappiamo ancora quanto tempo sarà necessario. E chi ci arriverà prima credo che potrà contare su un vantaggio non da poco all’inizio della stagione”.

Come si verifica il porpoising

Come sottolineato, non è certo un termine nuovo in F1, già proposto negli anni Ottanta con le prime wing-car. Con porpoising si fa riferimento al movimento oscillatorio della monoposto, che si percepisce sul rettilineo. Tutte le scuderie ci stanno lavorando: osservando il fenomeno attentamente, si notano le ruote delle monoposto che quasi rimbalzano. Nello specifico questo avviene a causa di una perdita di carico aerodinamico improvvisa, che porta appunto al verificarsi di queste pericolose oscillazioni e alla diminuzione delle prestazioni.

Soltanto facendo correre la monoposto in pista è possibile rendersi conto del porpoising e lavorarci, raccogliendo quindi dati e informazioni utili per la risoluzione del problema. Non basta la galleria del vento. Gli esperti sostengono che sia necessario lavorare sullo stacco da terra dell’auto. Non dimentichiamo che l’effetto porpoising, nonostante non sia sicuramente facile da eliminare, deve assolutamente essere risolto in qualche modo.

Al momento non si sa ancora con assoluta certezza quanto possa essere pericoloso, ma è chiaro che servano comunque delle misure di prevenzione. Il fatto che possa causare una forte emicrania al pilota in corsa a quelle altissime velocità non è certo un fenomeno da sottovalutare, anzi. Potrebbe addirittura mettere a repentaglio la vita dei campioni in pista, quindi è necessario lavorarci a dovere.

A proposito dei test in pista, Ferrari si è subito distinta. La monoposto del Cavallino Rampante sembra al massimo delle sue performance, molto incisiva. Nessun problema nei giri prova, ottimi il riscontro al cronometro e l’affidabilità a Montmelò. Anche i piloti sono soddisfatti, i loro feedback fanno ben sperare.