La Honda CB 750, conosciuta anche come Honda Four, è la capostipite delle motociclette moderne e infuse di novità tecniche il settore delle maximoto. Presentata al Salone di Tokio del 1968, entrò in commercio l’anno successivo. Fin da subito le vendite furono stratosferiche, confermando definitivamente la posizione di dominanza del mercato motociclistico da parte delle case giapponesi, tra cui Honda, Kawasaki, Yamaha e Suzuki . Fino al 1969 il mercato era controllato dalle società inglesi, produttrici di moto potenti ma poco affidabili. Tutto cambiò con l’arrivo della Honda CB 750.
Le maximoto inglesi erano esteticamente simili alla Honda ma avevano grossi problemi di affidabilità meccanica e la manutenzione era spesso attuabile solo dal rivenditore stesso. La CB 750 invece, nonostante le complicazioni tecniche, era costruita con delle tolleranze rigidissime che donavano un funzionamento senza vibrazioni, con poca usura delle parti. Inoltre era estremamente raro dover portare in officina una Honda Four se non per la manutenzione ordinaria, anch’essa ridottissima. Una rivista dell’epoca scrisse “è la moto più complicata al mondo, ma anche la più affidabile”
Tecnicamente la Honda CB 750 è un gioiello di ingegneria. Motore a quattro cilindri, quattro tempi , con distribuzione a catena e valvole in testa, quattro carburatori, freno a disco all’anteriore e accensione elettronica erano per il 1969 l’equivalente di una Formula 1 che circola liberamente per strada. La Honda fu la prima a costruire moto così complesse su scala industriale riducendo sensibilmente i costi e aumentando la qualità della produzione. In seguito venne messo in commercio un modello con doppio albero a camme in testa (DOHC) che garantiva consumi e vibrazioni ancor più ridotte.
Il comfort di guida era ai vertici della categoria grazie alle sospensioni non troppo sportive ma impostate per le lunghe percorrenze . La sella aveva spazio per un secondo passeggero e, grazie al freno a disco anteriore, la Honda CB 750 non soffriva del fastidioso fenomeno del fading dei freni, cioè la perdita del potere frenante con l’uso continuo e ravvicinato dei freni. La guida era rilassata, dolce e progressiva, al contrario delle maximoto inglesi che erano nervose e difficili da controllare oltre che piuttosto pesanti. Era adatta anche a chi non avesse mai guidato una moto, un vantaggio che la rese la prima moto sportiva con risultati di vendita così notevoli, quasi 400.000 modelli in un arco di dieci anni.