Auto elettriche: le aziende italiane si ribellano

Se da un lato lo stop ai motori termici è stato rinviato, dall’altro ci sono i produttori di auto elettriche che non sono d’accordo con questa decisione

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Virgilio Motori

Redazione

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In queste ore non parliamo d’altro che del nuovo regolamento UE che prevede lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel a partire dal 2035.

Proprio stamattina abbiamo dedicato un approfondimento al rinvio delle disposizioni, l’Italia e la Germania – ma non solo – non sono d’accordo con questo nuovo regolamento, propongono anche l’utilizzo dei carburanti sintetici come alternativa all’elettrico, per non eliminare del tutto le auto con motore termico. E se da una parte il Governo Meloni dice no al bando ai veicoli a benzina e diesel, dall’altro lato ci sono le aziende italiane dell’auto elettrica che si ribellano.

Cosa sta succedendo in Italia

Il segretario dell’associazione di categoria Motus-E, Francesco Naso, pensa che la decisione del Governo italiano oggi sia un “giocare di retrogardia”, e chiede di “cavalcare una transizione ormai ineluttabile, invece di subirla passivamente”. Anche i think tank ambientalisti criticano la posizione dell’Esecutivo e di Giorgia Meloni.

Secondo Italian Climate Network si tratta di una “decisione molto maldestra”, mentre Ecco dichiara che la scelta “non tiene conto né degli aspetti di competitività economica e neppure degli impegni per il raggiungimento degli obiettivi climatici”.

Francesco Naso di Motus-E ricorda: “L’auto elettrica in Italia conta 2.500 aziende fornitrici di componenti a livello nazionale e internazionale, con 280.000 addetti”. È questo il motivo per cui secondo Naso non c’è pericolo per i posti di lavoro, visto che nelle scorse settimane non si è parlato d’altro, se non di circa 60.000 lavoratori nell’automotive nazionale che potrebbero perdere la loro occupazione, a causa del passaggio all’elettrico. Secondo Naso “con le giuste politiche di supporto, l’occupazione del settore potrebbe tornare finalmente a crescere, proprio grazie all’elettrificazione”.

Il segretario di Motus-E, come leggiamo sull’ANSA, spiega: “Continuare a dibattere solo sulla scadenza del 2035 sottrae attenzione ed energie a una questione più importante, ossia la possibilità per il nostro Paese di cavalcare una transizione ormai ineluttabile, invece di subirla passivamente. Invece di giocare di retroguardia, dobbiamo proporci come perno di un grande piano europeo di rilancio e riconversione dell’automotive, paragonabile all’Ira statunitense. L’industria a livello globale si sta già muovendo in questa direzione, a prescindere dal 2035. Gli investimenti già messi in campo parlano chiaro”.

Secondo la presidente del think tank Italian Climate Network, Serena Giacomin, l’opinione italiana negativa sul bando alle auto a benzina e diesel dal 2035 è “maldestra, non può fare bene alla transizione e all’economia italiana”.

E aggiunge: “Qualsiasi motivazione a questa posizione ministeriale appare inaccettabile, da una possibile mancata preparazione sul tema, alla volontà del Governo di accontentare un’opinione pubblica spaventata dal cambiamento in atto, complici alcuni organi di stampa che stanno comunicando tematiche come la mobilità elettrica in modo superficiale e polarizzante”.

E infine si esprime anche Massimiliano Bienati, Responsabile Trasporti del think tank sul clima Ecco: “La scelta del Governo italiano non tiene conto né degli aspetti di competitività economica, e neppure degli impegni per il raggiungimento degli obiettivi climatici. L’auto elettrica si è già imposta come innovazione trasformativa del settore automotive globale, e richiede un radicale ripensamento organizzativo e tecnologico delle filiere produttive. Per rimanere competitiva sul mercato dell’auto, l’Italia deve dare un chiaro segnale ai mercati e ai consumatori, concentrando i propri sforzi diplomatici e il suo peso politico per sostenere il settore automotive nazionale, all’interno delle opportunità offerte dal nuovo Piano industriale europeo verde”.

Il ruolo dei carburanti sintetici

Come abbiamo già visto nelle scorse ore, l’Italia è avanti nella ricerca e nella produzione di biocarburanti, grazie anche a Eni; è arrivato nel nostro Paese il nuovo HVOlution, già disponibile in 50 Eni Live Station. Entro la fine del mese di marzo sarà presente in tutto in 150 stazioni. Questo nuovo diesel alternativo viene prodotto da materie prime di scarto e residui vegetali, oltre che da olii generati da colture non in competizione con la filiera alimentare; oggi è già utilizzabile dalle motorizzazioni omologate.

L’obiettivo di Eni è produrre 2 milioni di tonnellate di biocarburanti all’anno nel 2025, e arrivare a 6 milioni all’anno in circa 10 anni.

Il problema nel settore dell’automotive è che servirebbe una quantità molto più elevata di quella prevista da Eni per riuscire ad alimentare l’intero parco veicolare con gli e-fuel. Come abbiamo anticipato, secondo i dati del Ministero delle Imprese aggiornati al 2021, il nostro Paese consuma 7 milioni di tonnellate di benzina all’anno per le auto e 23 milioni di tonnellate di gasolio per i motori diesel.