Chris Labrooy ha realizzato queste sculture, denominate Auto Aerobics. Guardiamole attentamente: sono delle Pontiac Bonnevilles, auto americane della fine degli anni ’60, con tutte le caratteristiche delle vetture Made in USA di quel periodo, comprese le finiture cromate o le colorazioni.
Ma non sono auto normali: sono decisamente trasformate, allungate, “traforate”, e poi incastrate tra loro in una maniera decisamente ardita. In alcuni casi le auto sono incastrate come due anelli, in altri sono come delle specie di scatole cinesi.
L’ambiente è un contesto metropolitano, come qualsiasi scultura moderna in una piazza altrettanto moderna e “neutra”. Poi c’è un altro fatto assolutamente non trascurabile: le auto sono sospese in aria, non appoggiate né in alto, né a terra, se non giusto alcuni rari casi in cui la prima auto, più grande delle altre, sostiene atleticamente tutto il complesso.
Sembra veramente strano tutto questo, quasi irreale. E infatti non è reale: grazie alle più recenti tecniche di elaborazione digitale, Chris Labrooy ha realizzato queste immagini artistiche in modo totalmente virtuale. Anche se l’assurdità della situazione lascia pensare all’uso intensivo di Photoshop e altri programmi di fotoritocco, le foto sono fatte talmente bene da sembrare vere.
Basta osservare, ad esempio, il modo con cui le auto sono messe a fuoco in primo piano, rispetto al fondale leggermente sfuocato, oppure al modo in cui sono trattate le luci e le ombre, esattamente corrispondenti a quelle dello sfondo.
A parte le auto volanti, decisamente improponibili nella realtà, alcune sculture simili volendo potrebbero essere realizzate anche nella realtà, con un uso intensivo di attrezzi da carrozziere, una buona progettazione per tenere tutto in equilibrio, e una discreta dose di tempo. Chissà che in qualche amministrazione americana, prossimamente, non venga l’idea di realizzare un omaggio automobilistico in una forma simile.
(a cura di OmniAuto.it)
