La Fiat 128, al pari della Fiat124 , segnò significativamente non solo la storia della casa automobilistica torinese, ma anche quella di tutte le auto moderne. Presentata nel maggio del 1969 la Fiat 128 fu il primo modello di casa Fiat a trazione anteriore, con motore montato in posizione trasversale assieme agli organi di trasmissione. In conformità con il clima rivoluzionario dei movimenti studenteschi che si respirava in Italia, anche la Fiat decise di fare rivoluzione cambiando l’architettura delle sue vetture: l’impostazione ‘tutto avanti’ eliminò per sempre il tunnel, assai ingombrante, che trasmetteva il moto alle ruote posteriori. Questo permise uno spazio più comodo per i passeggeri, grazie al pavimento piatto, ma anche la possibilità di montare sospensioni a ruote indipendenti al retrotreno, aumentando la tenuta di strada. La nuova architettura della Fiat 128, che rimase in listino fino al 1980 e vendette un totale di 3 milioni di esemplari, fu subito fonte di imitazione da parte delle case concorrenti, che la ritenevano esempio d’eccellenza tecnica.
A partire dall’anno successivo fu un proliferare di autovetture che traevano spunto dalla Fiat 128. Anche insospettabili macchine attuali, come la Peugeot308 o la Fiat Punto e la Renault Clio, che sembrano non aver punti in comune con la 128, in realtà hanno, sotto la moderna carrozzeria, lo schema base dell’antico modello Fiat.
Il modello a tre volumi, che poteva ricordare la più grande 124, godeva di un ampio bagagliaio ed era caratterizzato da linee spigolose e profili regolari, molto in voga nelle automibili di quel periodo. Il successo in madrepatria fu dovuto probabilmente ai consumi contenuti e alle prestazioni migliori rispetto alle vetture dell’epoca. Disponibile a 2 porte per 875mila lire e a 4 porte per 930mila lire, vi era anche una versione familiare con solo 2 porte.
La Fiat 128 si rivelò una delle scommesse vinte dal responsabile tecnico in carica, l’ingegnere Dante Giacosa, e dal giovane presidente Gianni Agnelli, che riuscì a fronteggiare un periodo di profondo mutamento. Il merito del propulsore a 4 cilindri della Fiat 128 si deve, però, al progettista Aurelio Lampredi che aveva avuto esperienze anche nel raparto Ferrari. La 4 cilindri da 1.116 cc per 55 CV raggiungeva tranquillamente i 140 km/h, velocità innovative per l’epoca, e sostituiva la convenzionale catena che comandava l’albero a camme in testa con una cinghia dentata. La velocità massima, le caratteristiche tecniche del motore e l’estetica alla moda della 128, con i due grossi fari tondi frontali, permisero di sostituire senza molti rimpianti la vecchia Fiat 1100R.
Non tardò ad arrivare nel 1971 la versione Rally, con motore da 1.290 cc, che incarnava la versione più sportiva dell’iconica 128 e, non molto dopo, la seconda serie del 1972. Le migliorire riguardano per lo più il servofreno a depressione, il diametro dei cilindretti dei freni e l’alternatore. Anche l’estetica cambia: i paraurti perdono i rostri e la griglia frontale diventa di plastica nera. Nel 1974 la 128 acquista l’appelativo di Special aumentando la cilindrata a 1.290 cc e 60 CV; i fari diventano rettangolari, le cornici cromate e il baule posteriore ha le luci di retromarcia. Solo nel 1976, però, uscirà la terza ed ultima serie: la Fiat ha già in progetto la nuova Ritmo e, per risparmiare, decide di rinnovare la 128 prendendo i fari della 127 e mettendo un paraurti sintetico. La Fiat 128 riuscì comunque a reggere il mercato anche in seguito all’uscita della Ritmo del 1978 nella versione “Confort Lusso” e nella versione familiare ( Panorama).