La truffa delle auto con targhe dell’Est per non pagare multe e bollo

Molti cittadini italiani fanno re-immatricolare le auto in Bulgaria per eludere il Fisco

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Redazione

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Quante volte vi è capitato di vedere circolare delle auto con targhe straniere, in particolare dell‘Est Europa. In realtà in molti casi si tratta di cittadini residenti in Italia che, per aggirare la legge, fanno reimmatricolare la propria auto all’estero per restare impuniti.

Negli ultimi nove anni quasi quattro milioni di verbali hanno riguardato le targhe straniere: metà delle quali bulgare. Nel 2015, dei 740mila verbali non pagati, oltre 20mila si riferivano a vetture con targa bulgara.

COME FUNZIONA LA TRUFFA –  Servono un intermediario in Italia che stabilisca i contatti e procuri l’opportunità, un intestatario bulgaro che firmi la delega, e di solito socio unico della società cui verranno indirizzati, senza soddisfazione, gli eventuali verbali di contravvenzione.

Basta pagare la somma di 1500 euro, l’auto sarà re-immatricolata a portata nuovamente in Italia. Le tasse saranno pagate così all’estero e l’automobilista sarà pressoché inesistente per il fisco italiano ”fregando” autovelox, tutor, Ztl e bollo. Il sistema di riscossione coattiva italiano (Equitalia) è sostanzialmente non funzionante in caso di targhe estere, bollando spesso tali verbali come ”non esigibili”.

E l’assicurazione? Nel caso di auto immatricolate in Bulgaria, è prevista la copertura assicurativa automatica grazie a una convenzione Multilaterale di Garanzia firmata a Madrid il 15 marzo 1991. Ciò significa che la polizia non controlla la copertura assicurativa di auto immatricolate in diversi paesi europei, tra i quali appunto la Bulgaria. L’assicurazione in Bulgaria costa intorno ai 100 euro.

LA SVOLTA- Tuttavia sembra esserci qualche novità all’orizzonte. Risulta essere al momento in discussione alla Camera un’aggiunta all’attuale articolo 132 del Codice della Strada, il 132 bis, il quale andrebbe a limitare la circolazione dei veicoli con targa straniera sul territorio italiano solo ed esclusivamente ai residenti all’estero, chiaramente in grado di provare con documenti il possesso in regola del veicolo guidato.

Sembrerebbe quindi i tempi della pacchia siano finiti per i residenti in Italia, che si vedrebbero obbligati a guidare veicoli immatricolati nella penisola. Staremo a vedere quali saranno i risultati effettivi della legge definitiva, nel frattempo incrociamo le dita.