Il termine “Cafe racer” nasce negli anni ’60 in Inghilterra, per indicare particolari motociclette guidate dai ragazzi dell’epoca e parcheggiate davanti ai locali pubblici frequentati da questi. Si trattava di normali motoveicoli da strada dotati di accessori particolari e parti della struttura modificate, così da farle sembrare moto da competizione. I proprietari si sfidavano in gare clandestine che si concludevano spesso di fronte ai bar cafè.
Guardando ai giorni nostri, per Cafe racer si intende una motocicletta sportiva, ma dall’aspetto rétro/vintage. La struttura e la meccanica impiegata risultano comunque comparabili ad un motoveicolo di serie. Questa tipologia di motocicletta trova, al giorno d’oggi, la sua collocazione nel mondo del genere custom.
L’obbiettivo principale è quello di valorizzare l’idea di velocità delle Cafe racer attraverso una serie di modifiche estetiche. Le principali modifiche coinvolgono il manubrio, la sella, la forcella e il motore. Si preferiscono bassi manubri, selle monoposto, forcelle più performanti e il motore viene elaborato.
Modifiche secondarie coinvolgono i filtri dell’aria, i carburatori, gli impianti di scarico e gli ammortizzatori. Si preferiscono filtri dell’aria più porosi, carburatori maggiorati, impianti di scarico simili a quelli usati dalle moto da competizione (con eventuale rimozione del silenziatore) e ammortizzatori più corti e rigidi.
Al termine della trasformazione, la moto risulta più performante della versione di serie.
Vista la grande popolarità raggiunta nel corso degli anni dalle cafe racer, alcune famose case motociclistiche, a partire dagli anni ottanta, hanno avviato una produzione di modelli così denominati. Presentavano, come tradizione voleva, una estetica sportiva ma allo stesso tempo appariscente.
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